domenica 31 luglio 2016

Gli oscuri trascorsi di Babbo Natale: santo, guerriero e cacciatore di demoni


Fotomontaggio dalla notte dei Krampus di Soncino 2017

Nell'immaginario recente di noi occidentali, il leggendario Vecchio elargitore di doni si presenta sotto il diffuso stereotipo dell'adorabile omaccione in là con gli anni, ben pasciuto e dalla lunga barba bianca.
Perennemente affezionato alla sua divisa d'ordinanza rossa bordata di pelliccia bianca, Babbo Natale, o Santa Claus, come lo chiamano gli anglosassoni, ogni notte della vigilia di Natale ha l'abitudine tutta particolare d’involarsi su di una fantasmagorica slitta trainata da renne volanti, allo scopo di distribuire doni ai bambini di tutto il mondo. Perlomeno, questo è quanto i grandi hanno voluto farci credere per anni.
Oh, caro eccentrico babbo, o meglio, nonno magico della nostra infanzia, sempre pronto a violare l’altrui proprietà privata senza mai rimetterci la pelle! Affermare che quella creatura, generata per certo da un altro mondo, possedesse qualcosa di miracoloso, era dir poco: dopo aver depositato con cura i doni più o meno candidamente richiesti dai piccoli nella fatidica letterina indirizzata al Polo Nord…o alla Lapponia…o alla Groenlandia…se ne spariva nel nulla, come qualunque altro famoso eroe mascherato o del fantasy che si rispetti. Insomma, pur non avendo mai per davvero afferrato quale fosse il vero recapito del Vecchio in Rosso, dopo insonni veglie notturne i doni sotto il nostro albero di casa o vicino al presepe puntualmente arrivavano. Questi strani eventi ci hanno da sempre emozionati, elettrizzati e talvolta anche insospettiti: soprattutto in Italia dove il presepe, molto diffuso, già di suo ha sempre fatto a pugni in muta e ambigua concorrenza con l’albero, le nostre piccole menti si chiedevano legittimamente: “ma alla fine chi porta i regali, Babbo Natale o Gesù Bambino?”
Alcuni di noi hanno perfino ipotizzato che il caro nonno di tutti, ancora gagliardo e fornito di tali e tanti poteri magici, a ragion di logica apparisse più credibile a compiere la grande impresa, piuttosto che un neonato in fasce. Per contro, la capacità di entrare perfino nelle abitazioni cittadine, anche quelle prive di camino, e di eludere serrature e antifurti (col rischio latente di lasciarci perfino il carbone al posto dei doni), mostrava in lui quel lato furfantesco, quasi inquietante del "trickster": spiritello burlone e irrequieto delle favole inglesi. Questo primo indizio soprannaturale accomuna la natura dello spirito buono del Natale con quella, opposta, suo temuto alter-ego: il crudele “Zwarte Piet”, ossia ”l'uomo nero”, che andava a trovare i bambini cattivi nel sonno per rapirli.

Vetrina viennese: Babbo Natale ubriaco e dormiente

Ma la magia delle favole, si sa, proprio come i miracoli della Fede, è spesso nata per non generare troppi quesiti: e quale magia per un bambino è più grande e potente di quella natalizia? Eppure, lasciar correre così, facendo finta di nulla, non è propriamente cosa facile!
Ancora in età moderna, il misterioso "kerstman", ossia l'uomo dei doni del folklore popolare germanico, non si era del tutto cristianizzato: in nord Europa, soprattutto nei Paesi Bassi, questa sorta di antenato di Babbo Natale si spostava ancora a cavallo, come un guerriero, per riempire di doni e dolciumi gli stivali dei bambini in cambio di carote, paglia o zucchero destinati al destriero Sleipnir, ossia la cavalcatura di Odino. Bella gatta da pelare per i protestanti!
Basti pensare che già ai primi del Seicento, al termine della guerra civile inglese, Oliver Cromwell, religiosissimo condottiero e primo ministro d’Inghilterra, osò addirittura mettere il caro vecchio al bando! E Roma, nel frattempo, che ne pensava?
Le dubbie origini, la presunta immortalità e il possesso di renne volanti (animali notturni e funerari della mitologia baltica) sono tutte capacità che, presumendo il ricorso alla magia, hanno da sempre generato un grandissimo disagio anche tra gli esponenti della Chiesa. Ed ecco affiorare il lato oscuro di Santa Claus…un vagabondo in odore di eresia e stregoneria: un pagano!



Odino il Viandante, Georg von Rosen 1886


La questione andava ricomposta al più presto: fu così che, nel tentativo di "esorcizzare" questa incontrollabile tradizione fin dalle radici, la Chiesa si spinse molto, forse anche troppo in là. Alle antiche origini pagane di Babbo Natale fu sovrapposta alla bell’e meglio la figura di san Nicola, vescovo di Myra, città dell'attuale Turchia ma un tempo parte del cristianissimo impero bizantino: il sant’uomo, che avrebbe sottratto a un oste assassino i cadaveri di cinque fanciulli per poi farli risorgere, è reputato dagli agiografi protettore dei bambini. Giusto per alimentare il dubbio, san Nicola non solo divenne prima un santo barese (per via del noto furto di reliquie operato nel 1000 a fini politici), ma talvolta fu addirittura sostituito da altri uomini di Fede: san Basilio Magno in Grecia, San Martino di Tours in Belgio: ma che confusione!



 Icona russa di San Nicola.

Anche i Protestanti anglosassoni, per una volta d’accordo all’unanimità con i Cattolici, decisero di "battezzare" il pericoloso “outsider” con il nome di Santa Claus: per l’appunto, San Nicola. Ma un "ego te absolvo" e via non era sufficiente a spazzar via le reminiscenze di uno degli dei più importanti del passato remoto.
La vicenda, ancora una volta, puzzava d’inganno. Il confronto tra l'uomo rubizzo che tutti noi conosciamo, giunto fin qui dalle gelide terre del Nord con tanto di renne, è assimilabile a stento con l'immagine di un santo cristiano del Medio Oriente, dedito alla scolastica, alla teologia e alla lotta ai primi eretici. E poi, san Nicola viveva in un clima, quello della Turchia del sud, tra i più mediterranei possibili: il solo fatto che in Russia e nei paesi Baltici Babbo Natale sia ancora ricordato col soprannome chiaro e inconfondibile di "Nonno Gelo" (Died Maròs), sempre accompagnato dalla sua assistente “Sniegurochka”, fata delle nevi, non lascerebbe alcun dubbio circa le vere origini del mito, e l'immenso intrigo internazionale che hanno voluto celare!
Ricomposta la questione con l’omertoso benestare di tutti, oggi il dilemma circa le tradizioni legate a Babbo Natale restano insondabili, proprio come la neve che un tempo il 24 notte cadeva silenziosa e furtiva. Resta da anni la domanda apparentemente più ingenua: “chi é quell'uomo e come fa a fare quello che fa? Ma soprattutto, perché lo fa?”


Cartolina di Santa Claus del 1907 

Sostenere che avrebbe operato per mano del Dio dei cristiani é inaccettabile.
La figura popolare dell'uomo di Natale come lo conosciamo oggi fu dapprima delineata dalla penna di Charles Dickens in "Canto di Natale" (quanti di noi ricordano ancora l'inquieta prima apparizione dell'uomo barbuto e vestito di verde, conosciuto come "Spirito del Natale presente?). Proprio a partire da questa citazione letteraria, rispolverata e riadattata "ad hoc", l'attitudine al consumismo sfrenato indotta a partire dal XX secolo ha attutito il dilemma di fondo: le più esasperanti strumentalizzazioni pubblicitarie e consumistiche operate dal mondo commerciale, in primis statunitense, hanno sepolto il mistero sotto un cumulo di neve fresca. Ai signori della Coca Cola l’aspetto demodé del vecchio Babbo, vestito di verde come un gigante buono o un "green Man" di quelli scolpiti sulle chiese medievali, non andava proprio a genio: il cambio di palandrana da verde a rossa sarebbe stato operato proprio dalla grande azienda, agli inizi degli anni ’30, in concomitanza con il boom di vendite della nota bibita. Ad oggi il cerchio parrebbe essersi chiuso una volta per tutte, e invece…
Tutti questi dilemmi, questi ricordi indotti nelle nostre fragili menti infantili, sono destinati a crollare come un vecchio diorama alla Truman show, sotto il peso di una verità ben poco nota, ma più inquietante. La risposta, di certo, non la troveremo tra i santi d’Oriente ma a nord, che, guarda caso, è proprio la patria del nostro caro Babbo.
Procediamo per gradi, a ritroso, recandoci in primis nelle terre di confine tra i popoli, dove il sincretismo religioso e culturale ha regnato per secoli senza troppi strappi: le Alpi. Qui una tradizione del folklore germanico narra le vicende epiche di uomo, un guerriero, puntualmente tramutato anche in questo caso nell'onnipresente san Nicola, che armato di sola Fede avrebbe fermato orchi e demoni: personificazioni del gelo massacrante d’alta quota, della carestia incombente e delle imboscate dei briganti, nel folklore del nord-est italiano e in Austria questi mostri hanno preso il nome di Krampus.


Esibizione di Krampus a Soncino 2017

Ed ecco palesarsi, tra le brume dell'inconscio, i confini con le lande teutoniche. Spostandoci ancora più a nord e più indietro nel tempo, ossia alle origini del mito, scopriamo che presso i popoli germanici e anglosassoni il dio Odino (“Wotan”), accompagnato dagli altri dei e dagli spiriti dei guerrieri caduti, ogni anno organizzava una grande battuta di caccia proprio nel periodo coincidente col solstizio invernale (“Yule”). Ed ecco tutti i nodi venire al pettine: sotto il cappotto rosso dell'uomo rubizzo, inopportunamente cristianizzato e umiliato come un clownesco rivenditore di bevande gassate made in U.S.A, si cela la scomoda e ancestrale immagine di un nume germanico crudele e spietato, ma all'occorrenza anche giusto e generoso.
ODINO, WOTAN.
Il signore della battaglia, colui che prima di tutti portò lancia ed elmo, era un guerriero barbuto e cieco da un occhio, che celava la sua menomazione sotto un cappellaccio a tesa larga; versione selvaggia del più benevolo santa Claus e del più recente Gandalf il Grigio, Odino era un “wölkervanderer”: un viandante dei popoli, onnipresente e omnisciente. Dall'alto del suo alto trono montano (“Hliðskjálf”) egli spiava gli eventi dei pianeti sottostanti ben prima del Sauron di Tolkien, inviando nel vento i suoi messaggeri alati: i corvi Huginn e Muninn, ossia “Pensiero” e “Memoria.”
La personalità del signore di Asgard, dio dell'Olimpo del Nord, cinico, freddo e dalla mente tortuosa, era assai complessa. Sangue di gigante scorreva nelle vene del “Padre di Tutto”: dio minaccioso e spietato, provava piacere nello scatenare lotte fratricide. Casco d’oro sul capo, compariva dal nulla dinnanzi alle schiere, guidato dal mero capriccio di sorteggiare a caso tra i morti e i sopravvissuti. Prima di subire il processo da parte del cristianesimo, Wotan disponeva dell’aiuto delle bellissime valchirie, che sceglievano i guerrieri caduti con onore in battaglia, per portarli nella “Sala d’Oro”: qui si passava il tempo a dare di scherma, bere e sollazzarsi in attesa del “Ragnarok”: la battaglia finale contro le forze oscure e soprannaturali. La dolce compagnia femminile di Odino, lungo l’inevitabile processo di demonizzazione, sarebbe stata via via sostituita da quella meno allegra di lupi e folletti: gli antenati degli aiutanti di Babbo Natale.
Per giungere a tali traguardi, il nume dovette superare numerose e terribili imprese: molto prima di san Nicola e i Krampus, Odino sfidò orchi nelle profondità della foresta e spaccò i loro crani, abbatté le fortezze dei giganti, li sfidò in astuzia e ne rapì le figlie con l'aiuto della lancia Gungnir, dell’anello dell’invisibilità Draupnir e dell’inseparabile cavallo Sleipnir. Tra le molte imprese del dio vanno annoverate la guerra fratricida tra gli dei Asi e Vani, il furto dell’idromele della poesia sotto il naso di Suttungr e delle mele d’oro di Idun e la gara d’indovinelli vinta contro Gagnrad: in queste imprese il dio uccise molti avversari, tutti giganti, e sedusse le loro figlie.

Hannover (Germania), Monumento a Odino/Wotan con i suoi corvi e lupi (Foto dell’autore)

Ma il "nonno di Santa Claus” cosa donava agli uomini? Forza, coraggio, prontezza di riflessi, capacità poetiche in rima, virilità e vis procreatrice di clan numerosi; virtù innate, allora più importanti dei comuni giocattoli di oggi, in grado i assicurare la sopravvivenza: non per nulla, nel mondo germanico i bambini iniziavano a esercitarsi con spada e scudo fin dalla più tenera età.
La grande prova iniziatica della conoscenza e del coraggio vide il dio appeso per nove giorni e nove notti con la sua stessa lancia infilata nell'occhio, a sua volta conficcata nel tronco dell’Yggdrasill, o albero cosmico. Fu così che, proprio come Prometeo, il Padre di Tutto apprese i misteri più antichi e insondabili della terra e in parte li tramandò agli uomini. Egli non solo conosceva i misteri dei Nove Mondi, ma anche il destino dei mortali e il fato stesso dell'universo.

"Io so che ad un albero al vento pendetti,
per nove notti intere,
ferito da una lancia ed immolato da Odino,
io stesso a me stesso,
su quell'albero che nessuno sa
da quali radici nasca".


Il più grande degli alberi, Yggrasill per i Vichinghi e Irminsul per i Sassoni, estendendo i suoi rami ai confini del cielo garantiva la coesione verticale del mondo; ma anche tutti gli altri alberi, fin dai primordi, fungevano da sacri pilastri che, reggendo il cielo, univano in sposalizio la dea della Terra e quello del Sole e degli astri. Per i celti e i Romani l’albero eletto era la quercia, per i vichinghi il frassino; ma le conifere, onnipresenti nei riti i tutto il mondo nordico come alberi che scaldano e proteggono, più di ogni altra essenza arborea hanno contribuito alla nascita dell'albero di Natale.
Odino era protettore di eroi leggendari, che a sua volta assumevano i suoi tipici tratti. Legati al suo culto bellicoso erano i clan di guerrieri sciamanici, gli úlfheðnar e i berserk, (orsi o lupi mannari, vestiti di cappotti di pelo) i quali, prima della battaglia, entravano in uno stato di furia nel quale cominciavano a ringhiare e a mordere i propri scudi.
I barbari dedicavano a Odino sacrifici di sangue: eppure il dio, nell’ottica del tempo, non era malvagio.
Presso popoli avvezzi a una vita dura, che da tradizione non facevano differenza tra il bene e il male, Odino era ispiratore di passioni a 360 gradi: il suo culto ispirava violenza, guerra e vendetta, ma anche poesia e sapienza. 

 Vienna – albero natalizio in Skt. Stefanplatz (Foto dell’autore)
 
Tra i misfatti e le bizzarrie bestiali commesse dai guerrieri di Odino vi fu Harald il Volsungo, re di Danimarca: Odino gli concesse la vittoria rendendo il suo corpo invulnerabile all'acciaio in cambio delle anime delle vittime che sarebbero morte sotto i suoi fendenti e gli insegnò la tattica militare dello schieramento a cuneo. In seguito a uno scontro fratricida, dopo aver scoperto che le armate svedesi del terribile Starkad avevano assunto la medesima tattica per via del tradimento del dio, Harald fu colpito a morte da Odino stesso travestito da suo auriga. Dopo la morte dell'eroe, suo figlio Hadding fu mandato in Svezia e cresciuto dai giganti in attesa di vendicare suo padre: qui ebbe rapporti carnali con la sua madre adottiva, una temibile gigantessa esperta di magia ed erbe. I consigli suoi e quelli di Odino, come l’abilità nello spezzare le catene e la forza mostruosa acquisita tramite lo sbranamento di un leone, portarono Harald a realizzare la sua vendetta finale. Spesso i favori concessi da Wotan erano tragicamente legati a tabù e maledizioni, come l’impiccagione, il sacrificio umano, l’impalamento, la messa al rogo o addirittura l’annegamento in una grande tinozza di birra. Ma la fine più onorevole era la morte in battaglia: vero e proprio lasciapassare per il Valhalla, l’Olimpo degli dei nordici.
Il più truculento e fedele eroe odinico, e anche il più somigliante al nume, fu Starkad: ennesimo figlio di giganti e inizialmente dotato di otto braccia, Starkad commise molti crimini come l’uccisione del suo capoclan, Vikar, tramite il macabro rituale detto “aquila di sangue”: vera e propria cerimonia consistente nella frattura violenta e apertura delle costole dalla colonna vertebrale della vittima, al fine di estrarre i polmoni per appoggiarli infine sulle spalle, nel gesto di un paio di ali di rapace ripiegate. Dopo una vita “borderline”, alla fine dei suoi anni l’eroe semi-mitico, diventato ormai raggrinzito e barbuto si presentò alla ricca magione del suo vecchio compagno di guerra Ingell: lo ritrovò circondato da ruffiani e nemici del passato, rammollito e sbevazzante alla sua ricca tavolata reale. Dopo aver seminato discordia, Starkad lo incitò ad afferrare la spada come in passato: da quel banchetto, a parte Starkad, non ne uscì vivo nessuno. Molto più tardi il guerriero sarebbe caduto in battaglia contro l’eroe danese Helgi, ma il suo corpo continuò a combattere anche quando la sua testa fu mozzata….
Nessuno di questo è altri misfatti, come prima accennato, è mai descritto come un crimine, ma solo come un dato di fatto e una necessità di libertà ferina e sfrenata. Nel frattempo Odino resta a vedere il coraggio dei suoi combattenti, senza prenderne mai parte.


Copenhagen, Valchiria a Cavallo, dettaglio (Foto dell’autore)

Io ho incitato i principi
E mai ho fatto pace.
Solo Odino promuove ogni male;
egli provocò inimicizia tra i parenti”.


Potremmo chiederci il perché di tutta questa immotivata violenza. La risposta é alquanto semplice: Odino/Wotan era un dio “creato” per la sopravvivenza, e un messaggero del Fato: in un mondo selvaggio un destino favorevole, se accolto con leggerezza, può facilmente tramutarsi in una sorte avversa e terribile. Per questo il dio è sempre lì, pronto a minacciare i guerrieri e i re che troppo hanno bramato, per punirli puntualmente.

“Lo stesso Starkad fu poeta”, diceva un islandese, e “i suoi versi sono i più antichi che si conoscano.” Versi che cantano la saga degli uomini e delle loro vicissitudini. Ogni mortale che abbia scoperto i segreti di Odino potrà essere un saggio guerriero e uno sciamano: viaggiatore in cerca di verità altrimenti nascoste dalle rune insondabili. Perché Wotan, nonostante tutto, resta lo Spirito divino e istintivo insito della Natura, che tutto penetra e tutto conquista.
Buon Natale a tutti.

Marco Corrìas alias Marc Pevén


Magia dell'infanzia: bambini che socializzano con un krampus 




Bibliografia:
Agrati, Gabriella, e Magini, Maria Letizia, Vichinghi, miti e saghe, Mondadori, Milano, 1990.
Eliade, Mircea, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi, ed. Mediterranee, Roma, 2005.
Di Nola, Alfonso Maria, James Frazer, Il ramo d’oro, Studio sulla magia e sulla religione, Newton Compton, Ariccia (Roma), 2014.
Lecouteux, Claude, Dizionario della mitologia germanica, Argo, Lecce, 2007.
Murdoch, Brian, e Read, Malcolm, Early germanic literature and culture, Camden House, Woodbridge, Suffolk, 2004
Turville-Petre, Religione e miti del Nord, Il Saggiatore, Milano, 1964





1- M. Presnyakov. Odino. 2008. (Wikipedia, Odino)
https://it.wikipedia.org/wiki/Odino#/media/File:%D0%9E%D0%B4%D0%B8%D0%BD.2008%D0%B3.%D1%81%D0%BC%D0%B5%D1%88.%D1%82%D0%B5%D1%85%D0%BD.20,5%D1%8529.jpg
2- Vetrina viennese: Babbo Natale ubriaco e dormiente (Foto dell’autore)
3- Odino il Viandante, Georg von Rosen 1886
https://it.wikipedia.org/wiki/Odino#/media /File:Georg_von_Rosen__Oden_som_vandringsman,_1886_%28Odin,_the_Wanderer%29.jpg
 4- Icona russa di San Nicola (Wikipedia)
https://it.wikipedia.org/wiki/San_Nicola_di_Bari#/media/File:Nikola_from_1294.jpg
5- Cartolina di Santa Claus del 1907 (Wikipedia)
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Chrisrmas_postcard_1907.jpg
7- Esibizione di Krampus a Tarvisio centrale. Ringraziamenti alla Dott.ssa S. Radoani, (copyright 2015)
7- Hannover (Germania), Monumento a Odino/Wotan con i suoi corvi e lupi (Foto dell’autore)
8- Vienna – albero natalizio in Skt. Stefanplatz (Foto dell’autore)
9- Copenhagen – Copenhagen, Valchiria a Cavallo, dettaglio (Foto dell’autore)
10- Krampus con bambini a Tarvisio centrale. Ringraziamenti alla Dott.ssa S. Radoani, (copyright 2015)

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