San
Salvatore dei Fieschi, più semplicemente chiamata “basilica”, è da
considerarsi tra i monumenti medievali più significativi del Levante
ligure. I Fieschi, famiglia d’antica origine, eredi dei conti di Lavagna
che avevano ampliato i loro feudi all'interno della Marca Obertenga
nell’XI secolo, furono una delle famiglie di nobiltà feudale più
importanti della Repubblica di Genova: tradizionalmente di parte guelfa,
si arricchirono rapidamente con la mercatura, la finanza e l'acquisto
di terre.
Originari dell'entroterra di Levante, fondarono il primo nucleo del loro potere in val Fontanabuona, dove alla metà del XIII secolo fu eretta la Basilica dei Fieschi di Cogorno, nel contado di Lavagna (Ge). Tra i ranghi della loro stirpe i Fieschi avrebbero annoverato uomini celebri per la storia della Chiesa: settantadue cardinali, due pontefici e perfino una santa (Caterina Fieschi da Genova).
Originari dell'entroterra di Levante, fondarono il primo nucleo del loro potere in val Fontanabuona, dove alla metà del XIII secolo fu eretta la Basilica dei Fieschi di Cogorno, nel contado di Lavagna (Ge). Tra i ranghi della loro stirpe i Fieschi avrebbero annoverato uomini celebri per la storia della Chiesa: settantadue cardinali, due pontefici e perfino una santa (Caterina Fieschi da Genova).
L’edificazione
delle fondamenta, non a caso, fu inaugurata nel 1244 per volere di papa
Innocenzo IV, al secolo Sinibaldo Fieschi, con “fabbrica assai
sontuosa”. In piena età di scontri tra Stato della Chiesa e Sacro Romano
Impero, nel 1245 Federico II di Svevia assaltò il contado di Lavagna,
andando a devastare anche la chiesa “che ivi riccamente si eddificava”:
per via di questo scempio l’imperatore fu immediatamente colpito da
scomunica papale, dalla sede del concilio di Lione.
La
ricostruzione della basilica fu intrapresa dal 1276 da Ottobono
Fieschi, nipote di Innocenzo IV e pontefice col nome di Adriano V,
ricordato da Dante nel XIX canto del Purgatorio e collocato nella
schiera degli avari.
Muri di cinta a secco tipicamente liguri delimitano ancora il perimetro
del nucleo storico, all’esterno del quale si estendono prati, ulivi e
campi coltivati. San Salvatore si affaccia su una piazza ovale di
singolare pregio architettonico e ambientale, frutto della compresenza
di altri due monumenti: il gotico Palazzo dei Fieschi e l’oratorio
barocco campestre, che si completano in una peculiare soluzione di
continuità tra armonie cromatiche (ardesia e marmo nelle fabbriche
medievali, rosa e giallino in quelle riformate) e fisionomie differenti.
Il
Palazzo Comitale, fiancheggiato lungo il lato nord dalla via Antica
Romana, è un blocco squadrato in conci d’ardesia a pianta rettangolare,
contraddistinto dal motivo tipico a fasce bianche e nere e da una coppia
di quadrifore in marmo, retta da archi murati: caratteri, questi,
tipici delle residenze patrizie urbane, singolari rispetto al contesto
rurale circostante. Questi elementi concorrono a definire il retaggio
patrizio della famiglia, che in tale periodo storico dominò l'intera val
Fontanabuona e buona parte della val d'Aveto. L’edificio subì l’assalto
dei saraceni nel 1767; attualmente si presenta restaurato nelle sue
forme originarie.
Il
palazzo è affrontato alla facciata di San Salvatore, costituita al
piano terra da blocchi in pietra di Lavagna, al cui centro spicca il
portone strombato a sesto acuto con pseudo-protiro e lunetta affrescata;
il livello superiore presenta una facciata a salienti con archetti
pensili e piccoli inserti scultorei (soli delle Alpi e altri motivi). La
muratura ostenta ancora una volta le strisce bianche e nere tanto care
all’edilizia ligure, con un pregiato rosone in marmo decorato a traforo.
All’incrocio del transetto s’innalza la possente torre nolare, munita
di doppio ordine di quadrifore e coronata da un’alta cuspide ottagonale:
essa è per d’influenza francese, alla stregua delle absidi piatte, già
diffuse nelle abbazie cistercensi.
San
Salvatore, chiesa gentilizia, risulta perciò essere un’architettura di
transizione tardoromanica con ostentati elementi gotici. Chi vi operò?
Magistri Antelami, ossia provenienti dalla lombarda val d’Intelvi, già
in opera nelle principali chiese di Genova, oppure artefici provenzali?
Qualcuno ha suggerito perfino maestranze artigiane locali.
L’interno, a tre navate, è essenziale: scandito da una duplice teoria di
colonne di pietra nera, con capitelli cubo-sferici. La luce è garantita
dalle ampie monofore ripartite lungo la navata centrale, dove il
soffitto è a capriate lignee. Le coperture laterali, invece, si fanno di
pietra (a costoloni) nel presbiterio e nelle absidiole (a botte). Anche
all’incrocio del transetto si è reso indispensabile un sistema voltato:
a vela, necessario a reggere il peso della torre nolare sovrastante.
L’elemento di novità, già accennato, è proprio costituito dalle absidi
piatte, voltate: soluzione di origine cistercense, mai utilizzata prima
in quest’area, se non nei più antichi ruderi di Valle Christi a Rapallo
(Ge)
L’apparato scultoreo interno, ispirato al tema della Redenzione, è
effettivamente attribuibile ai lombardi magistri Antelami; ai lati
dell’ingresso sono collocate le tombe “ad arcosolio” della famiglia
Fieschi, ancora una volta bicrome.
Il
polo politico e religioso di Cogorno si rivelò fondamentale per lo
sviluppo del territorio, anche perché il tempio gentilizio di San
Salvatore costituì tappa importante per i pellegrini diretti a Roma, in
cammino sulla via Francigena. L'importanza della basilica, assieme al
borgo adiacente, nel 1860 valse al complesso il riconoscimento di
monumento nazionale, con l’avvio di successivi restauri di rito (attuati
da Maurizio Dufour); non per nulla, ancora oggi San Salvatore è
considerata tra gli edifici di culto medievali più pregiati e meglio
conservati della Liguria.
Nel
2005, in occasione del 750º anniversario della morte di papa Innocenzo
IV, nelle sale dell'antico palazzo comitale è stato inaugurato il
"Centro Culturale Museo dei Fieschi" pienamente dedicato alla storia
della nobile famiglia ligure.
Marc Pèven
(Marco Corrias)
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