Le Sommeil De l'Enfant Jesus (Parigi, Musée du Louvre)
Alla fine
del '400 tale
Bernardino Scapi (1480 -1532), giovane di umili origini campagnole,
ancora all'oscuro delle grandi qualità artistiche che lo avrebbero reso
famoso, era
abituato a spostarsi periodicamente come ambulante da un mercato
all'altro tra
le valli varesotte del Luinese e quelle del Canton Ticino, allora
aggregate
senza soluzione di continuità al più esteso Ducato Sforzesco di Milano.
Bernardino portava avanti l’attività di famiglia: quella del
"castagnátt" o venditore di castagne, ancora oggi così abbondanti,
grandi e lucide, tra la Val Veddasca e la val Dumentina. Secondo il mito
romantico Bernardino, poi chiamato Luini ("da Luino") iniziò a dare
la punta al suo pennello di pelo di cinghiale
tra un mercato ortofrutticolo e l’altro; poiché ogni buon mito che si
rispetti cela sempre un pizzico di verità, va effettivamente notato che il
pittore visse in un contesto, quello tra fine '400 inizi '500, in cui
l’attività artistica era un mestiere, non ancora un arte, ma con regole ben
precise e affini a quelle della mercatura e dell’artigianato: e che gran
artigiano diventò presto il nostro Bernardino!
San Giorgio di Runo, Dumenza (Varese)
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Fu proprio a Luino, ai piedi
dell'avito borgo di Dumenza, guarda caso tutt'oggi sede di un mercato antico e
famoso, che il giovane mosse i primi passi nella periferia lacustre del Ducato
Sforzesco. Sulle pareti della chiesa cimiteriale di san Pietro campeggia ancora
una pregevole Adorazione dei Magi: tra i primi saggi a buon fresco che il
pittore donó alla sua valle natia, essa ci permette, in compagnia degli
affreschi del Carmine e dell'ignoto oratorio ticinese di Dino, di ricostruire i
già fulgidi esordi del pittore. Chi si aspettava che Bernardino sarebbe
diventato uno dei protagonisti della pittura del Cinquecento lombardo?
In virtù della sua mobilità,
presto il Luini lasciò la sua terra natia per un primo trasferimento a Milano
(1500): non un buon momento per la città, appena conquistata dalle forze armate
del generale Gian
Giacomo Trivulzio, milanese voltagabbana al soldo dei Francesi. Ludovico il Moro, famoso duca di Milano, munifico committente di Leonardo da Vinci e Donato Bramante, era stato appena catturato e venduto al nemico dai terribili mercenari svizzeri: ecco perché il Luini fu costretto a lasciare la città per un oscuro e poco fruttuoso periodo di praticantato veronese (1506).
Giacomo Trivulzio, milanese voltagabbana al soldo dei Francesi. Ludovico il Moro, famoso duca di Milano, munifico committente di Leonardo da Vinci e Donato Bramante, era stato appena catturato e venduto al nemico dai terribili mercenari svizzeri: ecco perché il Luini fu costretto a lasciare la città per un oscuro e poco fruttuoso periodo di praticantato veronese (1506).
Adorazione dei Magi (San Pietro, Luino)
Solo pochi anni d'attesa e Bernardino poté ristabilirsi in una
Milano divenuta filo-francese, dove sotto la reggenza dello stesso Trivulzio
poco era davvero cambiato, anzi: i francesi avevano permesso all'aristocrazia
locale di costituire cenacoli artistici indipendenti, luoghi favorevoli dove
procacciarsi committenze sacre e profane. Sulla scia del Bramantino, artista
preferito dal Trivulzio, la città imparò a conoscere il primo Luini attraverso
uno stile metafisico che, lungi dall'adeguarlo ai suoi contemporanei, anticipò
De Chirico a distanza di quattrocento anni: il fatto accadde sotto la
protezione della nobile famiglia dei Rabia, per i quali il Luini affrescò il
palazzo cittadino e cicli mitologici nella Villa della Pelucca al tempo a Sesto
san Giovanni, oggi staccati ed esposti a Brera (1512). Qui osserviamo le sue
nude ninfe materializzarsi come note lievi sospese a pastello nell'etere senza
tempo di un sogno, non troppo lontano dalle nude polinesiane di Gauguin o,
meglio ancora, dai torsi dei Bagni Misteriosi di De Chirico al parco Sempione.
Altre famose opere, sempre a tinte chiare ma di carattere sacro, le ritroviamo
nella Madonna di Chiaravalle e della Certosa di Pavia (1512-1513).
Bagnanti di Villa Rabia della Pelucca (Brera, Milano)
Bernardino, sperimentatore quieto
di cui scarseggiano dati biografici, cambierà presto registro stilistico al
fine di riadattarlo alle richieste delle committenze religiose: nella cappella
del Ss. Sacramento in san Giorgio a Palazzo
(1513-1515) il pittore sperimenta
dipinti a olio su tavola, smaltati come gioielli e dagli sfondi tenebrosi come
quelli di un novello Caravaggio. Ed ecco il Luini iniziare a rivestire, gomito
a gomito con un giovanissimo Gaudenzio Ferrari come collaboratore, il ruolo del
più famoso pittore "leonardesco" del Rinascimento. Da questo momento
Il suo stile, consacrato a una grazia
quasi peruginesca di pose e sguardi delicati, liquidando le inquietudini
espressive bramantinesche degli esordi, si assesta.
S. Giorgio al Palazzo, Deposizione (Milano)
La maturità é giunta: tramite
un'originale sintesi tra lo sfumato di Leonardo e il rigore
metafisico-prospettico di glorie locali come Vincenzo Foppa, Bramantino e
Zenale, nel 1522 Luini realizza i noti affreschi per il tramezzo del monastero
di S. Maurizio. Nel grande ciclo presbiteriale del Santuario di Saronno (1525),
il pittore inaugura invece scene dal nuovo respiro monumentale che sottolineano
palesi aggiornamenti sulla cultura figurativa centro-italiana: la disposizione
dei personaggi, di gusto leonardesco ma dalla rinnovata cromia urbinate,
disposti per la prima volta entro quinte architettoniche che rimandano
palesemente ai cicli raffaelleschi delle Stanze Vaticane, con particolare
riferimento alla Scuola di Atene, alludono all'esperienza di un viaggio romano
d'approfondimento.
S. Maurizio Maggiore, Ss. Apollonia e Lucia (Milano)
"Pinctore delicatissimo,
vago et onesto nelle figure sue", Luini gode ancora in tutto il mondo
di una fama notevole che si lega in gran
parte alle tele di piccolo formato, al tempo destinate a committenza privata,
assai apprezzate per la morbidezza e la delicatezza dei toni, oltre che per
l'immediatezza nella resa dei soggetti. Ne sono esempi le numerose scene
materne: una profusione di Madonne col Bambino dove l'artista imparò, in
maniera quasi seriale ma qualitativamente elevatissima, a produrre
"copie" dalla fisionomia Leonardesca estrapolandole da un gruppo di
cartoni vinciani, di cui l'artista era in possesso: una pratica assai diffusa e
portatrice di idee per tutto il '500.
Luini e Leonardo: la loro storia,
come i binari di un treno che corrono fianco a fianco senza incontrarsi mai. Fu
così che il più grande emulo di Leonardo da Vinci, eppure mai suo allievo,
iniziò ad affinarne lo stile quando quest'ultimo era ormai transfuga ad
Amboise, in Francia, e prossimo a spegnersi. Allora a Milano la via era libera;
lo stile sublime ormai definito; i colori e la dolcezza dei volti femminili di
queste imprese incarnarono per secoli l’identità figurativa di un’intera area
geografica e culturale apprezzata in tutto il mondo: la Lombardia del
Rinascimento.
Non per nulla, da New York a san Pietroburgo, passando per Parigi e Bucarest, ogni museo che si rispetti ha il suo bel Luini, o anche più di uno!
Non per nulla, da New York a san Pietroburgo, passando per Parigi e Bucarest, ogni museo che si rispetti ha il suo bel Luini, o anche più di uno!
Presentazione al Tempio (Santuario dei Miracoli - Saronno, Varese)
A distanza di 20 anni dagli
esordi, lungi dal montarsi la testa Bernardino era un genio del mestiere che
lavorava con la stessa lena di quando vendeva castagne. La fortuna critica del
varesotto scaturì proprio dal suo classicismo moderato, a metà strada tra
Leonardo e Raffaello, ma di ben più facile e scorrevole lettura in quanto
purificato dalle ambiguità psicologiche del sommo toscano. L'appezzamento per il Luino esplose proprio
nel corso dell’Ottocento allorché Balzac , Ruskin e Stendhal ne lodarono le
qualità in termini entusiastici; proprio quest'ultimo, di fronte alla tavola
con Salomé e la testa del Battista degli Uffizi, provò un malore tale da dare
il via al dibattuto mito romantico sulla “Sindrome di Stendhal”.
Madonna del Roseto (Milano, Pinacotea di Brera)
Prima di morire, Luini torno
nella sua terra natia. L'ultima grande impresa a fresco fu la grande scena di
Crocifissione del santuario della Madonna degli Angeli a Lugano (1529):
"il più gran teatro del suo ingegno", dove rinnovò la gloriosa
tradizione decorativa dei tramezzi monastici di Lombardia rifiutando la
tradizionale suddivisione delle scene in riquadri separati già apprezzata in
san Maurizio, a favore dell'unitarietà spaziale del racconto. Gaudenzio
Ferrari, il suo successore spirituale, oltre ai dolci elementi vaporosi e chiaroscurali di matrice
leonardesca, avrebbe ereditato da lui anche questa propensione per i tramezzi
affrescati.
La prolifica attività di bottega,
continuata dai figli Pietro e Aurelio, avrebbe dato esiti talvolta
interessanti, ma per nulla simili all'estro sognante di Bernardino
Crocifissione, S.Maria degli Angeli (Lugano, Ch)
Foto e testo: Marco Corrias (alias Marc Pevén)
Bibliografia
Gregori M.; Pittura a Milano,
Rinascimento e Manierismo, 1998
Bandera S.; Fiorio, M.T.; Bernardino
Luini and Renaissance Painting in Milan, 2000
M. Morandotti, Foppa, Zenale and
Luini, Lombard painters before and after Leonardo, 2012
Agosti G.; Stoppa J.; Bernardino
Luini e i suoi figli. Catalogo della mostra, 2014
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