Corona Ferrea (Tesoro del duomo di Monza, V - IX sec.)
“Io vengo a parlare con voi, che siete i dominatori del mondo. Costruiremo insieme un assetto pacifico”.
Sarebbero
state queste le prime parole pronunciate da Teodorico re dei Goti allorché nel
493 d.C, sconfitto il rivale Odoacre, re degli Sciri e degli Eruli nella
leggendaria “Rabenschlacht” o battaglia dei Corvi, fece il suo ingresso
trionfale a Ravenna, capitale dell'impero romano d'Occidente.
Ancor precedentemente ai Longobardi, il primo popolo in marcia che fece irruzione in Italia fu proprio quello degli Ostrogoti: i Goti dell'est che, prima di migrare in Italia su autorizzazione dell'imperatore Zenone, nel loro lungo peregrinare tra le sponde del Mar Nero e del Danubio ereditarono dai popoli nomadi delle steppe usi e costumi forieri di nuovi sviluppi.
Ancor precedentemente ai Longobardi, il primo popolo in marcia che fece irruzione in Italia fu proprio quello degli Ostrogoti: i Goti dell'est che, prima di migrare in Italia su autorizzazione dell'imperatore Zenone, nel loro lungo peregrinare tra le sponde del Mar Nero e del Danubio ereditarono dai popoli nomadi delle steppe usi e costumi forieri di nuovi sviluppi.
Solido romano: busto di Costantino con diadema di perle e corazza (IV sec.)
Per
realizzare il suo sogno, ossia una terra per il suo popolo, il nuovo sovrano barbarico si servì abilmente
della condizione di alleato dell'impero: ma
perché proprio i Goti? Quali, i legami
tra questo popolo, che dominò in Italia per appena ottant'anni e la storia
millenaria della Corona Ferrea? La tradizione vuole che proprio da re Teodorico
in poi i sovrani germanici ricevessero la corona del regno d'Italia, detta
“ferrea” per via della fiera durezza di Goti.
Il contesto storico-archeologico conferma la possibilità che il prezioso gioiello fosse parte
integrante di un casco composto da piastre metalliche,
sormontato da un pennacchio di piume di pavone: insegna di potere, derivata
dalla fusione tra il diadema gemmato di origine persiana, introdotto per la
prima volta dall'imperatore Costantino, e gli elmi militari di tipo
"spangenhelm" indossati
dell'élite militare barbarica tra il IV e il VII secolo.
Elmi barbarici tipo "spangenhelm" (originale, museo arch. Norimberga; copia, mostra Costantino, Giussano)
Numerosi sono i riferimenti allo scintillio di questi elmi metallici e al suono che essi producevano quando venivano colpiti in battaglia: i corpi armati germanici al soldo di Bisanzio avrebbero usato il metallo ottenuto dalla fusione delle armi e dalle armature sottratte ai nemici sconfitti, per farne decorare le superfici con gemme in castone. Descrizioni vivide di questo copricapo sono note anche attraverso le raffigurazioni di monete ostrogote, dal più tardo frontale dell'elmo di Agilulfo (VII sec.) e soprattutto, dalla narrazione di re Totila a cavallo dataci dallo storico Procopio nel "De Bello Gothico". Immagine indelebile, quella del sovrano barbarico intento a passare in rassegna il suo esercito con la tradizionale cavalcata della lancia: indossava una corazza d'oro e un copricapo, dalle cui piastre “pendevano fiocchi di porpora e fregi d'ogni altro genere, degni di un re”.
Elmo di Berkasovo (Budapest, Museo Nazionale, IV sec.)
Al
momento, questa nuova interpretazione concorre con quella, altrettanto valida,
che contempla il prezioso gioiello come corona pensile sospesa per mezzo di
catenelle sulla testa del sovrano in trono: altra tradizione bizantina, presa
in prestito con successo dai Visigoti di Spagna.
L'analisi
stilistica e chimica delle tecniche utilizzate nella produzione delle tre
piastrine più antiche, in smalti cloisonné incastonati entro superfici decorate
a granati, ha portato a datarle proprio all'età di Teodorico. Lo storico
Ennodio descrisse uno smeraldo collocato proprio nel diadema: la pietra
filosofale o elisir d'eterna giovinezza, simbolo di conoscenza occulta e
iniziazione. Questa pietra era simbolo di un potere immenso: una gemma ricavata
dalla testa di un serpente e utilizzata dalle popolazioni barbariche delle
steppe per proteggersi dai morsi velenosi dei rettili.
Diademi unni con granati in castone (Inizi V sec. Colonia, Magonza, Szeged, Budapest)
Simili
smalti si ritrovano anche in un paio di fibule d'argento dorato provenienti dal
Tesoro ungherese di Szilágysomlió, datato alla prima metà del V secolo, e
attribuita ad artigiani gepidi sotto il dominio
unno. L'attribuzione della paternità della corona ad officine allora
operanti tra il Mar Nero e il Bacino Carpatico negherebbe quella tradizionale,
riferita ai Longobardi: questi ultimi si sarebbero limitati a mantenere vivi i simboli della più
antica tradizione gotico-bizantina.
Ricostruzione dell'elmo di Costantino
Alla
fine dell'VIII secolo, con il restauro radicale della corona andò realizzandosi
il recupero intenzionale della memoria storica del gioiello. Giunta in età
carolingia danneggiata e privata di molti smalti, la corona fu affidata a un
abile orafo che la sottopose a radicale restauro e alla conseguente cerchiatura interna: ed ecco
apparire altre ventun piastrine smaltate, color verde trasparente con fiori bianchi e azzurri, attribuibili a un
laboratorio carolingio dell'Italia settentrionale e tutt'oggi osservabili.
Fibule femminili da spalla, tesoro di Szilágysomlió (Budapest, Museo Nazionale, 1a metà V sec.)
Lungi
dall'essere un chiodo della croce di Cristo,
il discusso cerchio, peraltro argenteo e non di ferro, rappresenta soltanto l'ultimo intervento in ordine di tempo, eseguito al
fine di consolidare le piastre. Annotata con il nome di “corona cum uno circulo
ferri”, a conferma di una consapevolezza maturata nel tempo, la reliquia del
chiodo sarebbe stata deliberatamente promossa solo dal 1355:
dai Visconti, signori di Milano, all'interno
di un più ampio disegno di auto-legittimazione ducale.
Corona pensile visigota di Guarrazar (Parigi, Musée de Cluny, VI sec.)
Foto n. 1-2 wikipedia, ; n. 3- 4-5-7-8 Marco Corrìas (alias Marc Pevèn);
n.6 dal catalogo della mostra
"Costantino 313".
Bibliografia
Aimone 2011
M. Aimone Nuovi dati
sull’oreficeria a cloisonnè in Italia fra V e VI secolo. Ricerche
stilistiche, indagini tecniche, questioni cronologiche, in Archeologia
Medievale, XXXVIII, 2011, pp. 369-418.
Arslan, d'Assia, Bierbauer,
Fiorio 1994
E. A. Arslan, O. d'Assia, V.
Bierbauer, M. Fiorio (a cura di), I Goti, Catalogo della mostra di
Milano, Palazzo reale 28 gennaio-8 maggio 1994, Milano 1994.
Baldini Lippolis – Guaitoli
2009
I. Baldini Lippolis – M. T.
Guaitoli, Oreficeria antica e medievale. Tecniche, produzione, società,
2009.
Baldini Lippolis - Morelli
2011
I. Baldini Lippolis - A.L.
Morelli, 2011.Oggetti-simbolo. Produzione uso e significato nel mondo antico,
Bologna, 2011.
Barnish, Marazzi 2007
S.J. Barnish, F. Marazzi (a
cura di), The Ostrogoths. From the Migration Period to the Sixth
Century. An Etnographic Perspective, Atti del convegno (San Marino,
8-12 settembre 2000), Studies in Historical Archaeology, 7, 2007.
Heather 2005
P. Heater, I Goti. Dal
Baltico al Mediterraneo. La storia dei barbari che sconfissero Roma, Genova
2005 (ed. originale in inglese Oxford 1996).
Heather 2010
P. Heater, L’Impero e i
barbari. Le grandi migrazioni e la nascita dell’Europa, 2010.
Lusuardi Siena et alii
2002
S. Lusuardi Siena, C. Perassi,
G. Fachinetti, B. Bianchi, Gli elmi tardoantichi (IV-VI sec.) alla luce
delle fonti letterarie, numismatiche e archeologiche: alcune considerazioni,
in Miles Romanus dal Po al Danubio nel Tardoantico, Atti del
Convegno Internazionale (Podernone-Concordia Sagittaria, 17-19 marzo 2000),
2002, pp. 21-62.
Lusuardi Siena 2005
S. Lusuardi Siena, L’identità
materiale e storica della corona: un enigma in via di risoluzione? In La
corona ferrea nell’Europa degli Imperi II, alla scoperta del prezioso oggetto, Tomo
Secondo: Scienza e Tecnica, Società di Studi Monzesi 2005, pp. 173-252.
Kazanski 1991
M. Kazanski, Les Goths
(ler-VII aprés J.-C), 1991 pp. 76.
Shchukin, Kazanski, Sharov
2006
M. Shchukin, M. Kazanski, O.
Sharov, Des Goths Aux Huns: le Nord de la mer Noir eau Bas-Empire et à
l’époque des grandes Migrations, 2006
Fantastico articolo. Grazie
RispondiEliminaGrazie di aver posto questa meravigliosa storia che nel tempo avevo riposto nella memoria , Grazie ancora per avermela ricordata in maniera stupenda
RispondiEliminaL'elmo di Costantino è stupendo! Lo vorrei per me!
RispondiEliminaConfesso che non ho mai visto la corona ferrea, la vedo in questo articolo per la prima volta e scopro che non è affatto in ferro. Molto bella la spiegazione dei simboli inseriti. Vedere cosi ha un altro significato, si comnprende davvero il perchè della creazione di un oggetto e del messaggio che forse il creatore ha voluto trasmetterci. Dovresti venire in Brianza a spiegarmi cosa non ho mai visto di bello, magari imparerei ad apprezzarla. Rosella
Ciao Ros grazie 😉 Già, la corona deve il suo nome (tardo) soltanto alla tradizione della cerchiatura al suo interno (che, appunto, si é svelata essere argento e non ferro: gli antichi non sarebbero mai stati così stupidi da usare una fascia soggetta a ruggine e deperibilità. Come in altri gioielli Della stessa epoca, la lega metallica della corona ferrea é composta per più dell'80% d'oro. Di conseguenza, essendo d'argento non regge nemmeno la fantasia del chiodo della croce: e poi, Cristo non era certo un licantropo😆). Più che trasmettere qualcosa a noi (gli antichi non avevano interesse) scopo del presunto elmo (o corona pensile) era quello di legittimazione del potere del sovrano presso il proprio popolo e gli alleati (Bisanzio, altri clan): accadeva anche con le spade, con le punte di lancia e altri oggetti preziosi.
EliminaLettura scorrevole e interessante, anche per me che non ho molte conoscenze di storia dell'arte ma il nostro Marco riesce sempre a stupirci..anche per le meravigliose foto che ornano l'articolo! Bravissimo.. come sempre!
RispondiEliminaGlory
Ciao Glory, per mia fortuna l'articolo richiestomi era a sua volta legato tematicamente in generale ai miei gusti e interessi e nello specifico alla mia ultima tesi: perciò ho avuto gioco abbastanza facile anche con le fotografie dei miei viaggi e con i testi😉
EliminaLa ricchezza storico-culturale e simbolica della corona aurea di Monza (io comincerei con il cambiare il suo nome)è sconvolgente Marco, grazie per avercelo fatto capire con la tua consueta grazia e scioltezza in un solo articolo. Mi confermi inoltre l'importanza di studiare i manufatti d'oro e pietre preziose per comprendere certi complessi passaggi culturali, mentre non so perché alcune forme di espressione artistica vengono un po' snobbate rispetto a pittura, scultura ed architettura. Le arti applicate invece svelano molti segreti, moltissimi...
RispondiEliminaLaura
Molto affascinante l'interpretazione che contempla il prezioso gioiello come corona pensile sospesa per mezzo di catenelle sulla testa del sovrano in trono.....
RispondiEliminaInteressante l''analisi delle tecniche utilizzate nella produzione delle tre piastrine più antiche che ha portato a datarle proprio all'età di Teodorico.Mi piace moltissimo la descrizione dello storico Ennodio sullo smeraldo collocato proprio nel diadema: la pietra filosofale o elisir d'eterna giovinezza, simbolo di conoscenza occulta e iniziazione. Bellissimo aver scoperto che quella pietra era simbolo di un potere immenso: una gemma ricavata dalla testa di un serpente e utilizzata dalle popolazioni barbariche delle steppe per proteggersi dai morsi velenosi dei rettili. Davvero un gioiello prezioso.....grazie Marc per queste scoperte notevoli..... ne ero del tutto ignara,ti sono grata! :)
Antonella
Antonella mi fa piacerissimo, hai messo in primo piano i punti salienti 😉 sí sono stanco di sentir dire le stesse cose su determinate opere d'arte quando c'è molto di più!😉
EliminaMarco finalmente! forse cosi inizierò a conoscere qualcosa di Monza e Brianza?? dovevi arrivare tu
RispondiEliminaRos
Ros aahah ;) Cmq la corona ferrea è "internazionale"...prodotta da artigiani germanici dell'est e europeo e costantinopolitani, è finita a Pavia, a Milano, ad Avignone, a Vienna...nelle mani di barbari, imperatori tedeschi, Napoleone e Asburgo....è un miracolo che sia tornata ;)
EliminaSi stranamente è qui, poteva perdersi chissà dove!!! ��
RispondiEliminaCarla
Carla ciao, fosse rimasta all'estero avrebbe avuto più visibilità...ci sono sempre pro e contro
EliminaSempre molto interessante leggerti sapendo che ogni volta imparo qualcosa di nuovo...stavolta mi hai sfatato la leggenda del chiodo della Croce ��
RispondiEliminaBarbara
Grazie Barbara! Sí é una balla stratosferica da sfatare 😉 il problema é che nelle scuole continuano a raccontare questi vecchi aneddoti invece di andare dritti al sodo....
EliminaChe tesori ! Seguirti è un piacere
RispondiEliminaLuisa
Grazie Luisa! Anche per me è un piacere ricevere le vostre osservazioni e anche veloci congratulazioni. Mi gratifica spingendomi a scrivere altro :)
Eliminalo trovo molto interessante e mi pare che il fatto che non si tratti del chiodo della croce sia reale. Nel senso che con ogni probabilità si ricorse alla legenda per avvalorare il fatto della cristianità di Carlo. Molto interessante però il fatto che con questo oggetto singolarissimo sia connessa in qualche modo l'esperienza iniziatica
RispondiEliminagrazie Marc
Lia
Ciao Lia! Vero, riti d'iniziazione simbolici e auto-rappresentativi. In particolare sai cosa, ho anche discusso con la mia prof di archeologia sul fatto che, pur essendo questi lavori "barbarici" il risultato di manodopera greco orientale (costantinopolitana, greco-pontica), la vera essenza viene snobbata perché i barbari sono sempre stati creduti inferiori: invece sotto questa patina giocarono un ruolo importantissimo il mondo persiano, da cui Bisanzio era fortissimamente influenzata e quello delle steppe, che fosse unno o a sua volta veicolato dal nomadismo di questi ultimmi: comunque si trattò di riadattamento di tradizioni centro asiatiche che hanno contribuito creare un gran crogiuolo, il cosiddetto "sincretismo culturale" che oggi ci sogniamo nonostante i tentativi, gli sforzi e anche le menzogne che il XXI secolo ci propone...
EliminaConcordo. La nostra attuale cultura risente del positivismo, cosa che è deleteria; sussiego e ignoranza regnano di fatto. Tutto l'occidente per molti versi ignora il resto del mondo. E' un discorso complesso
Eliminama mi piace vedere in che direzione volgi le tue ricerche: bisogna essere aperti.
Lia
Ho esitato a lungo prima portare il mio obolo alla causa, il dolore alle estremità degli alluci era atroce. Fatto è che mi sono morso a sangue le unghie dei piedi. Che INVIDIA... con tutte queste deliziose ed erudite donne che ti scrivono... MANNAGGIA. Vabbè, mi dovrò consolare con l'idromele... I confini della corona ferrea, come giustamente riporti tu Marco, sono sfumati nel tempo. Certi altri pseudo reperti però trovano risonanza nel culto che, come un eco, si estende fino ai giorni nostri.
RispondiEliminaLa fede poi, non ha mai trovato barriere, al punto che si arriva ad adorare quintalate di pezzi della croce di Gesù. Dal suo dente di latte, al foraggio su cui fu posato dopo la nascita, le sue fascie d'infante, il suo prepuzio (si, pure quello...), ecc. In nome delle reliquie si intrapresero le crociate, dando inizio ad un mercato fiorente nei secoli. La corona ferrea, forgiata con un chiodo inesistente della croce ne è un esempio, seppur tardo dalla sua creazione. Riti e adorazioni che possono essere spiegati e riconducibili alle profonde crisi cristiane dei tempi.
Esistono dunque quantità sproporzionate di reliquie fasulle che possono ovviamente incrociarsi con alcune vere. La fede (???) spinse perfino un gruppo di mercanti baresi a rapire il corpo di S. Nicola di Mira. Per restare nel duomo di Milano chissà se il chiodo lì conservato ha veramente relazione con il corpo di Cristo.
Rientro parzialmente in tema con P. Warnefrido che con la sua Historia ben ci descrive i Longobardi definendoli fabbri, guerrieri ed orefici. Prima di lui ci parla di leggi e tradizioni il primo ed antico scritto (643 d. C.) redatto da Re Rotari.
I Longobardi che d'apprima vivevano in capanne di legno e paglia e in tendopoli, una volta scesi in Italia ed occupati i palazzi ed i castelli che Teodorico aveva abbandonato al termine del dominio dei Goti, furono essi stessi invogliati a costruirne di nuovi. Ciao Marco, e sempre in gamba, meglio su due...
Malles
Il grande studio sulla Corona Ferrea è quello del 1995/98 in cui sono state travasate tutte le novità, edito dalla Mondadori. Le indagini fisiche sono state eseguite dal dipartimento di fisica sperimentale della Statale inizialmente sui metalli tramite XRF (x ray fluorescence) e poi con il C14 su residui di cera d'api. L'xrf ha evidenziato due placche di smalti più antiche, quelli che hanno i fiori marroni (guardando la foto, placca centrale estremo destro) gli altri sono carolingi e tutti fissati alla corona con delle graffe.
RispondiEliminaIl copricapo cui si fa riferimento è la thoupha, di provenienza bizantina, ma giá nella mostra milanese su Costantino di qualche anno fa l'ipotesi ha cominciato a perdere di consistenza, riconoscendo come falso cinquecentesco la moneta cui iconograficamente fa riferimento. La corona, cosiddetta ferrea (la reliquia verrà riconosciuta molto più tardi è Bartolomeo Zucchi che mette in relazione il circolo ritenuto di ferro con il sacro chiodo con approvazione papale del 1717) presenta invece i classici buchi della corona votiva.
Daniela Veronesi
Ciao Daniela. Dopo quegli studi sono state realizzate ulteriori e più recenti analisi (Lusuardi Siena 2002, 2005, da biliografia) per cui risulta che le placchette sarebbero tre. Per i forellini, come da articolo l'ipotesi è stata confermata (ho inserito anche mia foto, confronto con corona di Guarrazar), anche se si sono palesate tracce di ruggine, perciò di ferro, e le catenelle che permettevano la sospensione raramente erano di qel materiale, considerato "vile". Il copricapo cui si fa riferimento attualmente è ormai chiamato "kamelaukion", mentre esistono ben 3 monete di riferimento con il busto di Costantino provvisto di elmo e armatura, trovate in luoghi differenti. Ho allegato anche un'immagine della ricostruzione dell'elmo in questione, presente proprio alla mostra "Costantino 313" di Palazzo Reale. Ciao
Eliminanteressante ricostruzione storica di un antico e affascinante cimelio che , nel corso dei secoli ha coronato le teste di molti potenti della terra. Dai libri di scuola delle elementari appresi l'esistenza di questa corona. Qualche anno fa, a Monza andai a visitare la cappella di Teodolinda e rimasi affascinata dai meravigliosi affreschi dei Zavattari, ma soprattutto mi emozionai quando la guida aprì la teca contenente la famosa corona. In fila, come i bambini delle elementari, ad uno ad uno ci avvicinammo per osservarla. Ero così vicino che avrei potuto toccarla o prenderla in mano. Quell'oggetto che, nell'immaginario della mia infanzia, sembrava far parte di una fiaba, era reale, di fronte a me.
RispondiEliminaEmilia
Emilia ti capisco ho provato la tua stessa sensazione 😉 da allora non ho più smesso di cercare guardare e fotografare reperti simili...anche quelli di cui parlano solo gli scavi archeologici: tesori senza nome.
EliminaBravissimo! Bellissimo articolo.
RispondiEliminaFederico
Ciao Federico mi fa piacere sentirti😉
Eliminainteressantissimo
RispondiEliminaGiò
Woww stupenda storia e magnifiche foto, grazie Marc, ti devo dire la verità devo studiare un po' di più da quando è caduto l'impero romano...li mi perdo un po'...è difficile il medioevo! Grazie per tutto il tuo impegno! Auguri
RispondiEliminaDulce Maria
ti capisco dulce Maria, il.medioevo dura 1000 anni!😊 non ancora auguri, prima di natale posterò un articolo a sfatare i luoghi comuni su babbo natale!😊
EliminaIl medioevo era solo il Nome della rosa, quanti tesori stupefacenti, grazie infinite Marc Pevén...
RispondiEliminaAnna Bruno
Anna vero il medioevo é ancora troppo sottovalutato...soprattutto l'alto Medioevo che é la fase che personalmente preferisco: quelli che Montanelli, inventandosi anche storico da strapazzo, oso soprannominare "secoli bui"😊
EliminaQuante cose che si imparano qui.....complimenti per la narrazione,fluida, precisa, avvincente....(così come sempre dovrebbe essere divulgata la storia).
RispondiEliminaEnnio Di Prinzio
Ennio sempre gentile ti ringrazio sempre x il supporto😊
EliminaEnnio Di Prinzio Marc Pevén chi ama il medioevo,specie l'alto medioevo non si sente in sintonia con il mondo classico e le sue emanazioni successive (il rinascimento).
EliminaAnche per me tutta la retorica della romanità antica mi lascia indifferente,non perché non l'apprezzi,tutt'altro;piuttosto la sento distante dal portato dei miei geni ,forse più longobardi che italici o latini.
Non tutti noi italiani ci sentiamo figli dell'antica Roma,anche se poi la studiamo in modo approfondito.
A noi il sole mediterraneo nuoce,preferiamo le brumose brughiere.....le saghe nordiche.
Già Ennio l'epoca più tosta e propositiva x i romani fu il tardo impero, per molto tempo considerato età di decadenza insieme al medioevo...per lungo tempo gli storici legarono l'immagine di Roma imperiale esclusivamente ad Ottaviano e ai primi augusti quando tutto nella loro cultura suonava falso: letteratura greca, artisti greci che scolpivano gelide statue fac-simile di quelle classiche per le loro ville, ori ellenistici prodotti da orafi greci delle colonie medio orientali...vuoi metterla con l'epoca tarda, (fine III - fine V zec.) dei mosaici ravennati, dei riti misterici e delle basiliche paleocristiane, quando si iniziò a inventare grandi mercati e templi in calcestruzzo voltato a botte, che già preparòa Bisanzioe ispirò i Longobardi? La vera romanità fu questa...
EliminaGrazie Marc! Finalmente!��
RispondiEliminaGiovanna Leucimara Clerici
C'è poco da fare, Marc ti cattura !
RispondiEliminaMario Deserra
Alberto Leorbat Mei Rossi dannazione devo cambiare i dati del mio romanzo storico sul santo graal... XD
RispondiEliminaLoredana Falchi un periodo storico che io adoro...grazie
RispondiEliminaAngela Iacobucci Quanta bellezza nelle immagini che danno il senso di un periodo storico ricco di fascino e senza retorica . Periodo denso, forte e asciutto che spiega tanti fatti ancora misteriosi dell'epoca moderna. Grazie!
RispondiEliminaLa scuola ci ha insegnato che erano secoli bui... Ma sono tutt'altro.... Fascino e mistero!!! E arteeeee
RispondiEliminaLuca Peron
Si Luca, erano soprattutto una grande espressione di tecnologia, Marc lo sa !
EliminaMario Deserra
Nadia Tardani MA cosa ci facevano studiare a scuola??
RispondiEliminaSempre studiato a scuola...Ma purtroppo anche io ho sempre avuto dubbi...peccato!!
RispondiEliminaTamara Moncalvo
Bruna Lorenzini Articolo interessante. Grazie
RispondiEliminama fra argento e ferro, nessuno in secoli ha notato la differenza?
RispondiEliminaRoberto Giorgi
Non hanno voluto notarla dopo che la Chiesa l'aveva dichiarata "chiodo autentico della vera croce"😅😁😂
EliminaNel 1993 in seguito ad un esame scientifico dei materiali scoprirono che il chiodo non era di ferro ma d'argento. Però già tre secoli fa la chiesa riconobbe che probabilmente non si trattava del chiodo della croce, ma ne consenti comunque la venerazione.....perché ormai la tradizione era consolidata!!!!!
RispondiEliminaComunque io l'ho vista recentemente nella bellissima cappella di Teodolinda dove la espongono in un ambiente ricco di fascino e di storia.
Io penso che ogni lombardo la dovrebbe visitare.
Celestino Bonvini
Già, deduco ai tempi del card. Federico Borromeo
EliminaMarc Pevén ... una volta la religione era un deterrente per controllare le masse e assumerne il potere inventando antidoti divini contro le paure ataviche che ci tramandavamo per ignoranza e incoscenza. Oggi che sappiamo di esistere e che riusciamo a spiegare i fenomeni, anche " soprannaturali" le religioni non hanno piû senso di esistere☺ Il problema è che milioni di persone invece di usare le facoltá cerebrali evolute e combattere le paure con la psicologia, mantengono vive le dinamiche antiche e rimangono vittime delle superstizioni e dei manipolatori sinceri o falsi che siano. Le religioni oggi dividono, e non uniscono, e frenano lo sviuppo di una coscienza dell'"essere" globale, mondiale.
RispondiEliminaVista con lo sguardo psichiatratrico, secondo me che non lo sono, la pratica e la fede religiosa è analoga ai deliri, ai pensieri ossessivi e maniacali di uno schizofrenico, ed io la definisco " un delirio di massa".
Che spesso cade nell'agito, nel compulsivo, come appunto succede a molti schizofrenici non contenuti farmacologicamente, con le conseguenze e aberrazioni che quotidianamente abbiam sotto gli occhi e che avvengono in tutto il mondo... Tra cui il chiodo ! ☺☺☺
Gianluigi Vezoli
interessante storia del nostro passato.
RispondiEliminaDaniela Fugazza
Stupenda descrizione , rinnovando alla nostra memoria la storia.
RispondiEliminaAdele Secchi
Ma perché inventare fantasie facendole passare per vere? Grazie per le informazioni dettagliate che ci date
RispondiEliminaAnna Esposto
Ciò accade perché le convinzioni sostenute dalla tradizione a volte durano di più della realtà dei fatti...e nonostante le nuove ricerche storiche e scientifiche...
EliminaDevo dirti che io non ci ho mai creduto, ma da secoli esiste chi ci vuol credere. E allora mi dico che è giusto raccontare la storia "vera" (per quanto possibile), ma lasciate chi vuole credere che sia così.
RispondiEliminaGiovanni Giuli
Ecco la spiegazione...Che meraviglia di Elmi!
RispondiEliminaElena Barbara Bianco
Tutto diverso da quello che pensavo,grazie per la tua logica "ferrea"
RispondiEliminaAnna Arborio Mella
Logica ferrea Anna Arborio Mella geniale eheh 😊
EliminaAh però! Notevolmente interessante il museo di Budapest. ..grazie articolo interessantissimo
RispondiEliminaMilena Palermo
Hai proprio ragione! Ci sono tante leggende e miti su cui bisognerebbe eliminare il falso alone e che meriterebbero di essere riportati alla loro cruda realtà.
RispondiEliminaGiuseppe Fabbri
Sfatare un mito: la realtà storica dei tuoi riferimenti supera il fascino della leggenda!��
RispondiEliminaRita Stecconi
Ciao Rita grazie! Io seriamente e in effetti ritengo che spesso la storia sia più affascinante della leggenda: non per nulla la seconda scaturisce dalla mistificazione e/o dall'ignoranza della prima, no?😉
Elimina