lunedì 1 agosto 2016

Kaisergruft, anime tetre. I segreti degli Asburgo d'Austria




Kaisergruft - Tomba di Carlo VI (Von Hildebrandt, 1720)


30 Novembre 1780.
Un’alba gelida e lattiginosa avviluppa Vienna.
I tetti della capitale del vasto impero mitteleuropeo sono carichi di neve fresca, caduta nottetempo. Tra le vie della Città dei Sogni, all’unisono col ritmo marziale dei tamburi rintocca il suono stentoreo delle campane a morto.

Al passaggio del primo reparto di cavalleria, i cancelli dorati dell’Hofburg si spalancano al punto da dilatare lo spazio esterno. Le cupole di ottone del palazzo imperiale quest’oggi non riflettono bagliori dorati; i finestroni barocchi paiono gli occhi di mille principesse in lutto: i timpani, fastigiati come ciglia appena sfiorate dal pianto dirotto del nevischio invernale.

Palazzo reale dell'Hofburg

Raggi di ruota mulinano, in moto centrifugo stabile. L’ampia esedra di Michaelerplatz accoglie un cocchio funebre trainato da otto destrieri, avvolti in drappi listati a lutto. A seguire, un lungo corteo di carrozze ostenta i blasoni dei più alti ranghi dell’aristocrazia asburgica.
Maria Theresa, famosa regina, si appresta a varcare la soglia della sua ultima dimora terrena.
La processione si snoda lungo le vie; zoccoli e ruote schiacciano la neve candida, tramutandola in poltiglia marcescente. Le insegne della casa d'Asburgo, aquila nera bicipite in campo d’oro, aprono la via ai membri della famiglia imperiale. Alle loro spalle procedono le portantine del clero e della corte ducale; i musicisti chiudono il corteo. Le voci echeggiano tra le case a graticcio e i tetti spioventi del centro storico.
Meta finale, Santa Maria degli Angeli: affacciata sul lato ovest del Neumarkt, piazza del Mercato Nuovo eletta, in età barocca, a luogo di esequie e sepoltura dei membri della dinastia. Il cocchio è scortato da paggi in livrea corvina, con fiaccole ardenti;  Su tutti, in sella a un lipizzano macchiato, si staglia Joseph II. Il biondo primogenito di Maria Theresa d'Asburgo e di Franz Stefan di Lorena è scortato dalla guardia del corpo ungherese, armi rovesciate in segno di lutto; il suo sguardo gelido cela una sfumatura di sprezzo. Già imperatore dall’età di venticinque anni al motto di “Virtute et exemplo”, Joseph fino a oggi non ha mai potuto davvero governare in piena autonomia.
Troppo ingombrante l’ombra materna. Quasi, se la sente ancora addosso…

Vienna - Franziskanerplatz

Le campane di Santa Maria degli Angeli fanno eco a quelle delle altre chiese cittadine; i rintocchi funebri sottolineano la partecipazione del clero e del popolo all’ultimo atto. La gente, commossa, si accalca  a ridosso delle case a graticcio; le donne anziane ricordano.
«Com’era bella da giovane, Maria Theresa…un bocciolo in fiore, dai capelli d’oro filato e gli occhi grandi color del cielo…com’era cara…»
L’udito di Joseph carpisce brandelli di frase. Il ritratto mentale della madre, in lui, è differente: la ricorda severa, austera e appesantita dalle numerose gravidanze: ben 16 figli, tra maschi e femmine, le valsero il soprannome di "suocera d'Europa".
Le voci sussurrano dicerie sugli ultimi giorni della sovrana: «la sua morte, preceduta da agonia breve di una settimana...»
“Quattro giorni soltanto” rimugina il kaiser. Non può soffrire le chiacchiere  della folla: d'altra parte, "tutto per il popolo, ma niente attraverso il popolo" é uno dei suoi più noti aforismi.
«Da quando ha iniziato a soffrire di un malessere ignoto…brividi incontrollabili l’hanno scossa…»
“Malessere ignoto?” Joseph storce la bocca. Il male che ha trascinato sua madre nella tomba, lui lo conosce assai bene, ma non può rivelarlo: getterebbe il popolo nello sgomento.


Maria Teresa d'Austria (G. Mattei, 1739?); Giuseppe II (Joseph Hickel, 1771?)

Vaiolo.
Maria Theresa godette per anni di eccellente salute, tanto da aprire le finestre al gelo anche in pieno inverno finché…nel maggio di tre anni fa non contrasse il terribile morbo. Alla morte di Josepha, sua nuora, moglie di secondo letto del figlio, la reggente costrinse la giovanissima figlia Maria Josephine a seguirla per una preghiera davanti alla tomba: dopo pochi giorni, le due nobildonne mostrarono di aver contratto i sintomi della malattia. La fanciulla morì quasi subito; la sovrana, invece, le sopravvisse per tre anni ancora.
Al pensiero della sorellina tumulata, Joseph impallidisce.
"Cosa accadde, in realtà, in quella maledetta cripta?"
Per la sovrana, la perdita della figlia fu così dura che, finché restò in vita, se ne attribuì di continuo la colpa. La sua tempra d’acciaio, invece, iniziò a venir meno solo dall’ultimo anno.
"Sempre più spossata, solo dopo quattro giorni d’inferno mia madre realizzò che la sua ora era infine giunta...".
Erano da poco scoccate le nove di sera del 25 novembre quando, addobbata la Rittersaal, l’aula dei cavalieri dell’Hofburg, di nastri neri, dopo aver chiesto l’estrema unzione la sovrana ha esalato il suo ultimo respiro. La salma, circondata dai cari, su insistenza dei monaci agostiniani è stata fatta oggetto d’incessanti preghiere in suffragio  dell'anima sua.


Reggia di Versailles: ricostruzione del baldacchino funebre di Luigi XIV

"Forse che avesse qualche grave e innominabile peccato da espiare?" il kaiser ironizza. Rapporto d'odio e amore tra i due. Durante la malattia della madre, Joseph non si allontanò mai dal suo capezzale: salvo, scampato il pericolo tornare ad azzuffarsi.
La corte sosta di fronte alla chiesa dei cappuccini. Il confessore dell'imperatrice, un gesuita lombardo, scandisce i passi dell’orazione funebre.
«Al primo avviso funesto della morte  repentina della nostra sovrana, l'Europa tutta si scuote e pare mesta e pensosa sul suo futuro…Noi, noi medesimi l'abbiamo riguardata come una pubblica calamità! Quasi come un colpo di fulmine, che caduto di fronte ai nostri piedi ci ha sbigottiti.»
La bara viene sollevata dai membri dell’ordine della Chiave d’Oro: è ricoperta da un drappo di seta nera, dai bordi dorati. Ai suoi piedi, su due cuscini sono adagiate  le corone di Ungheria e Boemia. Il feretro è seguito dai dignitari di corte e dal corpo diplomatico viennese; la famiglia imperiale li segue dappresso.
«Chi fu allora a non dire, almeno tra sé e sé: ecco una delle più grandi regine dell'universo, improvvisamente abbassata dal trono al sepolcro, dai tesori alla nudità, dalle delizie al disfacimento, alla polvere?» tuona il gesuita.
L'accesso alla chiesa é illuminato da candelabri d'argento dai ceri sempre accesi; i vapori d'incenso trascolorano la realtà. Tutt’attorno al feretro è un girare, un rimescolarsi di gran cappe, d’alti pennacchi e spade da parata; uno strascico di pellicce e uniformi sfarzose. Come impone una vecchia tradizione che ancora lega gli Asburgo d’Austria a quelli di Spagna, gli alti gradi dell’esercito austriaco indossano costumi spagnoleggianti.
Joseph II squadra i cavalieri dall’alto al basso. “Parassiti, fautori di vecchie e detestabili mode..."


Vienna, Schatzkammer. Abito da parata imperiale (XVII sec.)

«Oh, giudizio di Dio, quanto è breve la vita, anche nei buoni sovrani! Quanto è mai falsa la luce del trono! Pare che il destino degli uomini sia quello di sotterrare i pensieri di morte, ancor prima di seppellire i morti stessi. S’intessono panegirici sulle ombre dei sovrani defunti…e mentre gli oratori si sforzano di farli comparire come eroi, noi cerchiamo di persuaderci che essi furono  soltanto uomini…».
Recitate le ultime orazioni,  sotto la guida del confessore la bara discende l'angusta scala che conduce ai sotterranei. Alle spalle della processione, tutte le porte varcate sono rigorosamente sbarrate.
La via del ritorno é chiusa.
Di fronte al portale d'accesso alla cripta, il corteo rompe il silenzio. Qualcuno bisbiglia «é strana cosa far risuonare il batacchio in un luogo abitato soltanto da morti: chi potrà mai udire i rintocchi?»
Il gesuita bussa con fare deciso.
«Qui est?»
Una voce sepolcrale echeggia dall’altra parte del portale bronzeo.
Il confessore, con voce imperiosa declama: «Maria Theresa Walburga Amalia Christina von Habsburg, imperatrice consorte del Sacro Romano Impero! Arciduchessa regnante d'Austria, re apostolico d'Ungheria, regina di Boemia! regnante di Croazia e Slavonia, duchessa di Parma e Piacenza…».

Vienna, Schatzkammer. aquila bicipite di casa Asburgo

«Nescimus risponde una voce cupa, interrompendo l’elenco di onorificenze. Noi non la conosciamo.
Il gesuita è incredulo. La fiamma delle torce vacilla; Joseph gesticola, incoraggiando il confessore a bussare ancora.
“Toc Toc!”
«Qui est?»
Prontamente, il ciambellano risponde: “Sua Maestà Imperiale!”.
«Nescimus!» ribadisce la voce, quasi ultraterrena. La via resta sbarrata.
Tra i membri del corteggio echeggiano frasi spezzate, inframmezzate a silenzi imbarazzanti; il confessore è paonazzo d'ira. Joseph sbuffa: spinge via il religioso e bussa con forza.
La voce, più terrosa e gutturale che mai, chiede per la terza volta chi osi violare il riposo delle anime.
«Una povera e miserabile peccatrice» ribatte il kaiser.
Concitata, silenziosa attesa. Il portone sferraglia, cigola, smagliando l’ordito di ragnatele invisibili. Il diritto di varcare la soglia é concesso soltanto nel momento in cui, spogliato il defunto di ogni blasone terreno, di buon grado i vivi accettano le regole del regno sotterraneo in cui tutti sono uguali di fronte alla morte.
Oltre la soglia li attende un drappello di frati incappucciati, dallo sguardo torvo: paiono nani delle Alpi,  nibelunghi usciti da un anfratto di saga germanica. Quello che sembra essere il priore invita gli ospiti ad accedere al luogo silente e inviolabile che prende il nome di "Kaisergruft".
La cripta imperiale.


Kaiserguft: infilata di casse della nobiltà minore

La cerimonia della tumulazione può avere inizio. Joseph trova che tutto ciò sia irritante. 
"Spazzerò via le ridondanti e ridicole  mode spagnole".
Il nuovo imperatore vuole far spazio a una nuova era: presto, la Ragione e la Scienza domineranno sulla fede cieca e superstiziosa.
Il percorso si snoda attraverso un tetro dedalo di gallerie sotterranee, metodicamente ampliate nel tempo: un complesso di ambienti scavati dal 1622 sotto il pavimento della Kapuzinerkirche, allo scopo di ospitare i sarcofagi di  145 e più membri del casato d'Asburgo. Al termine della  terribile Guerra dei Trent'anni che vide opporsi Protestanti e Cattolici in una strage senza fine, il 25 luglio 1632 la chiesa fu dedicata con la posa di una semplice bara contenente i resti mortali degli imperatori Mattia II e  Anna del Tirolo, committenti del convento e della cripta; l'atto simbolico sancì l’ingresso di diritto degli Asburgo d’Austria, con il titolo gravoso di  difensori della vera Fede, nell’Età Moderna.
"Periodo burrascoso, inaugurato da un crescendo di violenze, carestie e morbi virali" osserva Joseph, calandosi nella tenebra delle catacombe. "Un'altalena di conflitti mortiferi, dalle aggressioni dell’Islam ottomano incalzante da est, alle maledette guerre di religione con gli altri paesi europei..."
Il corteo avanza alla luce delle torce; sui lati della galleria si stende una lunga e greve teoria di sepolcri, fusi nel bronzo massiccio. Sotto un pesante velo di polvere incombe il lezzo della decomposizione. Come in un labirinto, il corridoio svolta bruscamente a destra. Passando accanto al sarcofago di Leopold I, difensore dei domini asburgici durante l’assedio turco del 1683, gli astanti si fanno il segno della croce. Alla luce sinistra delle torce, il catafalco  ostenta un teschio sogghignante la cui calotta cranica, lucida e oblunga, è coronata di  foglie d’alloro; sotto la mandibola ossuta penetra la lama di uno spesso e pesante spadone.
Emblemi di potenza e conquista, simboli di trionfo sulla morte.

Kaisergruft - Tomba di Leopoldo I (Von Hildebrandt, 1705)

L'apparato scultoreo é scaturito dalla fantasia fervida del von Hildebrandt, progettista del palazzo di Schönbrunn poco fuori Vienna: splendida reggia che arrivò a competere con la francese Versailles.
"Nonostante affermasse di amare la pace, re Leopold consumò la sua vita in guerra”, riflette Joseph. Eppure, il sovrano non fu favorito da un aspetto bellicoso, anzi: quell'ometto, già cagionevole di suo, aveva anche ereditato il caratteristico labbro sporgente degli Asburgo, tendente ad afflosciarsi verso il basso.
Tara ereditaria, risultato delle prolungate unioni tra consanguinei.
Sulla destra, sempre su disegno di Von Hildebrandt, troneggia la tomba del figlio di Leopold: Joseph I. Il catafalco è tempestato di scene a sbalzo, ispirate alle battaglie che lo videro protagonista della Guerra di Successione spagnola.
Il prozio” rammenta tra sé e sé il giovane kaiser “procurò gravi perdite alle casse imperiali, che annualmente investivano circa 30.000 talleri soltanto per mantenere le spese dei lussi della corte viennese...".
Non per nulla era chiamato il re Sole di Germania. “Per non parlare degli oltre 300 musicisti impiegati per allietare le sue serate mondane..."
Il lieto vivere del sovrano finì bruscamente nella primavera del 1711, nel pieno della guerra: Leopold, nel corso di una battuta di caccia nel cuore della foresta asburgica, colto da un malore cadde da cavallo. Chiazze rosse e pruriginose, ovunque: il sovrano era stato contagiato dalla terribile epidemia di morbillo che in quegli anni investì l'Austria.
«Prozio Leopold» Joseph sospira. «La tua morte, improvvisa e senza eredi, mutò le sorti favorevoli della guerra in disastro». Scopertosi a monologare tra i pannello bronzei, Joseph  sobbalza. Il corteo non é più con lui: lo vede allontanarsi nella penombra, prima di sparire dietro una curva. L'hanno lasciato al buio.
«Dannato d'un gesuita, baciapile  lombardo!  Come ha osato?»
Nella penombra delle torce a muro pressoché esauste vi é una nuova infilata di tombe; imperatori e regine, condottieri e duchesse: una vera e propria galleria di personalità illustri occupa entrambi i lati della galleria. I catafalchi d'ancienne régime sono mausolei metallici, coronati da statue di putti colti nell'atto di reggere specchi ovali con le effigi ritratte dei reali. Il peso dei coperchi, talvolta, ha sfondato le casse  lasciando a nudo le misere spoglie mortali.
Piuttosto che un tempio dedicato alla fama, il Kaisergruft ha l’aspetto di un mausoleo medievale, celato ai pubblici onori per scampare ai saccheggi.
Non a caso “kriptē”, dal greco, indica uno spazio nascosto nel ventre della terra.

Kaisergruft - Tomba di Carlo VI (Von Hildebrandt, 1720)

Come dal nulla, il catafalco più  imponente di tutti si staglia  di fronte a Joseph.
«La tomba del nonno... »   
Per i gusti sobri del nuovo sovrano, lo stile barocco del catafalco di Karl VI tocca i vertici dell'abominio. Le imprese guerresche dell'imperatore inscenano un’immensa schermaglia corale: il riflesso di polverose battaglie si dipana a sbalzo su tutta la cassa; lance appuntite e vessilli ripiegati minacciano chiunque osi avvicinarsi. Sui quattro angoli del catafalco, i corpi scheletrici dei regni asburgici vigilano come antichi guardiani barbarici: ciascuno di essi, sul lucido cranio, porta una corona differente. L'impressionante macchina scenica é frutto del lavoro instancabile di Balthasar Moll: artista tirolese che, appresi i  rudimenti nella bottega paterna d'intaglio ligneo, entrò nel gotha dei più celebrati scultori barocchi.
Quando Joseph si inginocchia ai piedi dell'arca,  è talmente stordito dal tripudio di tutti quei teschi, vessilli, globi cruciferi e diademi vinti da non percepire il drastico abbassamento della temperatura che sta avviluppando l'intera cripta...
Il suo sguardo scivola sulle virtù allegoriche.
“Se i volti di queste fanciulle immortalate nel bronzo  sono stati castamente celati da un velo, non può dirsi altrettanto dei loro seni floridi”.
L'ennesimo putto regge uno specchio metallico: l'effigie a rilievo ostenta il ritratto di profilo di un uomo aitante, imparruccato e sicuro di sé.
«Nonno...dopo la morte del prozio, la tua ascesa al potere mutò le sfavorevoli sorti di casa Asburgo...».

Carlo VI d'Asburgo (F. Solimena, 1685-1711)

Karl, erede della tarda età barocca, cercò di riunire Spagna e Germania sotto la stessa corona: infrantosi il sogno, portò avanti la politica famigliare in Europa centrale fino a fondare la compagnia marittima di Ostenda,  al fine di contrastare il mercato inglese e olandese nelle Indie orientali. Nel 1733, sul finire della guerra di successione polacca, mentre le forze spagnole si spartivano il sud Italia Karl ottenne in eredità la Lombardia spagnola.
Milano, storica chiave d'Italia e dell'impero.
Il volto del defunto risplende di una luce chiara e palpitante, come un intenso scintillio fosforescente che lascia interdetti. In quel preciso istante, il tempo pare annullarsi...e Joseph assiste a eventi passati....
Entrato a Milano, l'imperatore Karl corse subito in Duomo per raccogliersi in preghiera di fronte alle spoglie di San Carlo Borromeo, protettore dalla pestilenza. Presto, la devozione nei confronti del santo ambrosiano lo avrebbe portato a erigere a Vienna un’immensa basilica a lui dedicata con tanto di colonne coclidi, su imitazione di quelle romane...

Milano,  duomo vetrata di S. Carlo Borromeo (1910)

«Superstitio!»
Suo nonno che adora le ossa di un santo: una visione che nausea Joseph più di qualsiasi epidemia.
Cigolio metallico. Una voce, gracchiante e inattesa, ferisce le sue orecchie sensibili.
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris!»
Sibilare di fauci sdentate: lo scheletro con la corona imperiale sul capo si é mosso e ha parlato!
"Ricordati, uomo: polvere sei e polvere ritornerai!"
Il kaiser arretra. Per la prima volta in vita sua, prova paura.
Orazione funebre, epitaffio estremo: Ammonimento, ossessione di retaggio medievaleggiante, assurge a un  terribile trionfo della Morte in pompa magna.

Gli occhi di Joseph si perdono nelle orbite vuote del teschio: la visione riprende il suo corso.
Lo sguardo del kaiser penetra con indiscrezione nelle stanze private del nonno, nel palazzo della Neue Favorita, finché non gli si para innanzi una visione raccapricciante: Karl si contorce fra atroci spasmi, nella penombra del suo sfarzoso letto a baldacchino.
«Tu vedi, ora sai!»
Il teschio sogghigna. La sua mano scheletrica ha colto un cespo di funghi bianchicci nel bosco: cappelli verdognoli e gambi lunghi, riposti nel cesto parevano vecchie tibie incrociate.
«L'amanita phalloides  é infine giunta sulla tavola del sovrano vanesio e superstizioso» sogghigna la Morte. Sapore di funghi marcescenti, in fondo alla gola: Joseph è colto da un conato di vomito. La stanza inizia a girare.  Di fronte al pavimento che slitta vorticosamente, il suo impulso immediato è quello di fuggire. 


Duomo di Milano, scuròlo di S. Carlo (F. M. Richini, 1a metà '600)
“Al momento del decesso, gli Asburgo erano vessati dai debiti”. La fronte di Joseph è imperlata di sudore. “Il tesoro imperiale conteneva meno di 100.000 fiorini e la diserzione di molti soldati aveva indebolito le armate.” Cosa peggiore, nemmeno il nonno aveva figliato eredi maschi...
"I tempi non parevano ancora maturi per una successione femminile…eppure mia madre, battendosi, andò oltre ogni pronostico!" esclama Joseph, esorcizzando la visione mortifera.
In virtù della Prammatica Sanzione emanata dallo stesso Karl, nel 1740 la giovane e bella Maria Theresa divenne la prima e unica donna della Casa d'Austria ad ereditare il governo dei vasti possedimenti imperiali. La validità del trono, rifiutata da Francia, Spagna e numerosi regni tedeschi, gettò l'Europa centrale in una nuova guerra di successione: quella austriaca, dalla quale la tenacissima Maria Theresa uscì vittoriosa. Eppure la Asburgo capì che non sarebbe stata mai eletta al soglio imperiale alla stregua di un uomo: la ragion di Stato imponeva un marito.
Joseph annaspa, in cerca di spiegazioni. In fondo alla tenebra ode il salmodiare dei frati; il fruscio delle pagine di un salterio annuncia una voce grave e stentorea.
Un funerale.


Funghi del genere "amanita phalloides"

Il viaggio continua: così dev'essere. L'imperatore é trasportato da forze invisibili all'interno all'ampia Maria-Theresien-Gruft, voltata da una cupola in cui i raggi rifiutano di penetrare. Il mausoleo accoglie il fastoso doppio sarcofago rococò di Maria Theresa e  Franz di Lorena: capolavoro del Moll, é il risultato di vent’anni di duro lavoro.
Sposando mio padre,  mia madre finse di accontentarsi del ruolo, apparentemente fittizio, di imperatrice consorte.”
Al suono delle trombe del Giudizio, i simulacri della coppia imperiale, giacenti sul coperchio, paiono destarsi dal sonno della morte; mentre un putto regge una ghirlanda di stelle sulle loro teste, i coniugi si guardano dritto negli occhi. Le nude Virtù velate sotto i panneggi bronzei paiono sudari mortiferi; i rilievi ricordano i momenti cruciali della loro vita: le cerimonie in pompa magna, le incoronazioni...
Maria Theresa, un governo tutto al femminile.


Kaisergruft, Tomba di Maria Teresa e Francesco di Lorena (B. Moll , 1751-72)

"L'età teresiana passerà alla storia  come un periodo ricco di riforme economiche, sociali e di grande sviluppo culturale…”.
Sotto sotto, il kaiser stima sua madre: come donna e come regnante. Purtroppo, pur concedendo la co-reggenza sia al marito Franz sia al figlio, Maria Theresa di fatto impedì a entrambi d'intervenire negli affari di Stato. Ora che la via é libera, Joseph potrà finalmente portare a termine i suoi progetti di despota illuminato.
"Il mio grande sogno: garantire la certezza del diritto, abolendo la tortura e riducendo i reati che implicano la pena di morte; requisire i beni dei ricchi monasteri e dei  luoghi di culto che non adempiono più a funzioni umanitarie e donarli  agli ospedali; vietare la caccia alle streghe e impedire la conversione forzata delle minoranze religiose, in particolare ebraiche."
Tutte riforme che sua madre, di mentalità ancora tardo barocca, non aveva mai osato applicare.
A lato del catafalco vi é il sarcofago di Maria Isabella di Parma, che fu sua prima moglie...intelligente, malinconica e bella, croce e delizia della corte viennese…
Ripensando al suo fiore  spentosi anzitempo, Joseph sospira. "Non mi fosti sempre fedele" rammenta l'Asburgo "ma in fin dei conti, non saprei provare gelosia: casomai odio, per la donna che amasti...che  per giunta, era mia sorella Maria Cristina…"
Scandalo a corte!
Almeno, finché uno sfortunato parto non stroncò Maria Isabella, ancor giovane, mettendo tutti a tacere. Qualche anni più tardi, invece, Maria Cristina sarebbe morta sfigurata dal vaiolo. Il Canova ha immortalato il suo sepolcro nella chiesa viennese degli Agostiniani. 
Sull'altro lato del catafalco si erge la tomba della sua seconda moglie, Maria Josepha: inconsapevole pedina di Maria Theresa, che pretendeva  a ogni costo un erede. Le seconde nozze portarono all'infelicità di entrambi gli sposi: Joseph, che dopo la morte dell'amata non avrebbe mai desiderato risposarsi, per giunta trovava Maria Josepha repellente.
"Con lei vissi quasi da scapolo, incontrandola giusto a tavola e a letto...vi ero costretto".
Nel 1767, dopo soli due anni, anch’ella morì di vaiolo, ponendo fine alla situazione incresciosa. A lato, la piccola bara di Josephine: di fronte all'epitaffio della sorellina prediletta, una domanda assillante torna a martellare i pensieri del giovane kaiser...
"Cosa accadde, in realtà, in questa maledetta cripta?"
In cerca di risposte, il neo-imperatore si avvicina al sepolcro della sua seconda moglie e lo esamina: tra cassa e coperchio, un sottile spiraglio.
Joseph inizia a sudare. "Oh mio buon Dio!" 
La tomba era stata sigillata in modo approssimativo...


Tomba di fanciulla (Maria Giuseppina?)

"Come fu possibile?"
Il pensiero di quelle dita ossute, già sorprese nell'atto di cogliere funghi mortali, si fa spazio nella sua psiche indebolita: può immaginarle insinuarsi, dissigillare la tomba e seminare il morbo...
"Qual terribile paradosso, quello di mia madre"...sussurra Joseph, sarcastico.Dedicare una vita a riformare il sistema sanitario, costruire ospedali moderni e perfino sottoporre i suoi figli a vaccinazioni forzate…per poi morire in maniera così stupida…e superstiziosa".
Improvvisamente, l'imperatore s’irrigidisce. Il Maria-Theresien-Gruft non é vuoto: una silhouette non del tutto visibile, confusa nella penombra, si aggira inquieta.
"Una dama in nero."
 Vaga da un sepolcro all'altro, sospirando flebilmente. Forse una gentildonna del corteggio reale che, come lui, si é perduta nel kaisergruft?
«Madama?»
La figura si ferma. Si volta.
«Joseph?»
Sul suo volto pallido spicca un paio di orbite vuote.
«Perché, quando ero stesa sul letto di morte, non venisti a trovarmi mai?»
Senza toccare il terreno, lo spettro della defunta si accosta al kaiser.
«Perché non presenziasti al mio funerale?»
Maria Josepha…di fronte al suo sposo, la donna ostenta le piaghe putride del vaiolo.
«Perché non portasti mai un fiore alla mia tomba?»
Lo spettro della consorte sembra aver perso quell’indole timida e mite, che in presenza del marito la faceva ogni volta tremare...
«Joseph...io ti amavo.»
Il kaiser è sconvolto. Non può credere…davvero, non può crederci…
La donna in nero non proferisce più verbo. Si limita a sussurrare, indicando il pavimento.    
Ai piedi del catafalco di Maria Theresa e Franz Stephan, dove prima non vi era nulla si scorge un sarcofago semplice e austero. L'imperatore fissa la lapide per un lasso di tempo che gli pare un’eternità.
"Qui giace Joseph II, colui che fallì qualsiasi cosa intraprese".
Un grido silente, nel cuore ipogeo del kaisergruft. Coronata e trionfante, la Morte sogghigna, facendosi beffe delle vanità e debolezze dei miseri mortali.


Testo e Foto (tranne 3 e 11, wikipedia): Marco Corrias alias Marc Pevèn

                                                           
 

Londra, abito dark in Camden town

Bibliografia:
AA.VV La Cripta Imperiale presso i Padri Cappuccini a Vienna. Guida. Ebenda 2000
J. P. Bled, Maria Teresa d'Austria, Bologna, Il Mulino, 2003
E. Crankshaw, Maria Teresa d'Austria - Vita di un'imperatrice, Milano, Mursia, 2007

E. Ferri, Maria Teresa. Una donna al potere, Milano, Mondadori, 2008

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