Un’alba gelida e lattiginosa avviluppa
Vienna.
I tetti della capitale del vasto impero
mitteleuropeo sono carichi di neve fresca, caduta nottetempo. Tra le vie della
Città dei Sogni, all’unisono col ritmo marziale dei tamburi rintocca il suono
stentoreo delle campane a morto.
Al passaggio del primo reparto di
cavalleria, i cancelli dorati dell’Hofburg
si spalancano al punto da dilatare lo spazio esterno. Le cupole di ottone del palazzo imperiale quest’oggi non riflettono
bagliori dorati; i finestroni barocchi paiono gli occhi di
mille principesse in lutto: i timpani,
fastigiati come ciglia appena sfiorate dal pianto dirotto del nevischio
invernale.
Palazzo reale dell'Hofburg
Raggi di ruota mulinano, in moto
centrifugo stabile. L’ampia esedra di Michaelerplatz
accoglie un cocchio funebre trainato da otto destrieri, avvolti in drappi listati a lutto. A seguire, un lungo corteo di
carrozze ostenta i blasoni dei più alti ranghi dell’aristocrazia asburgica.
Maria
Theresa, famosa regina, si appresta a varcare la soglia della
sua ultima dimora terrena.
La processione si snoda lungo le vie; zoccoli
e ruote schiacciano la neve candida, tramutandola in poltiglia marcescente. Le
insegne della casa d'Asburgo, aquila nera bicipite in campo d’oro, aprono la
via ai membri della famiglia imperiale. Alle loro spalle procedono le
portantine del clero e della corte ducale; i musicisti chiudono il corteo. Le voci echeggiano tra le case a
graticcio e i tetti spioventi del centro storico.
Meta finale, Santa Maria degli Angeli: affacciata sul lato ovest del Neumarkt, piazza del Mercato Nuovo eletta, in età barocca, a luogo di esequie e sepoltura
dei membri della dinastia. Il cocchio è scortato da paggi in livrea corvina, con fiaccole ardenti; Su tutti, in sella a un
lipizzano macchiato,
si staglia Joseph II. Il biondo primogenito di
Maria Theresa d'Asburgo e di Franz Stefan
di Lorena è scortato dalla guardia del corpo ungherese,
armi rovesciate in segno di lutto;
il suo sguardo gelido cela una sfumatura di sprezzo. Già imperatore
dall’età di venticinque anni al motto di “Virtute et exemplo”, Joseph fino a oggi
non ha mai potuto davvero governare in piena autonomia.
Troppo ingombrante l’ombra materna. Quasi, se la sente ancora addosso…
Vienna - Franziskanerplatz
Le campane di Santa Maria degli Angeli
fanno eco a quelle delle altre chiese
cittadine; i rintocchi funebri sottolineano la
partecipazione del clero e del popolo
all’ultimo atto. La gente, commossa, si accalca a ridosso delle case a graticcio; le donne anziane ricordano.
«Com’era
bella da giovane, Maria Theresa…un bocciolo in
fiore, dai capelli d’oro filato e gli occhi grandi color del cielo…com’era cara…»
L’udito di Joseph carpisce brandelli di
frase. Il ritratto mentale della madre, in lui, è differente: la ricorda severa,
austera e appesantita dalle numerose gravidanze: ben 16 figli, tra maschi e femmine, le valsero il soprannome di
"suocera d'Europa".
Le
voci sussurrano dicerie sugli ultimi giorni della sovrana: «la sua
morte, preceduta da agonia breve di una settimana...»
“Quattro giorni soltanto” rimugina il kaiser. Non può soffrire le
chiacchiere della folla: d'altra parte,
"tutto per il popolo, ma niente attraverso il popolo" é uno dei suoi
più noti aforismi.
«Da
quando ha iniziato a soffrire di un malessere ignoto…brividi incontrollabili l’hanno scossa…»
“Malessere ignoto?” Joseph storce la bocca. Il male che ha
trascinato sua madre nella
tomba, lui lo conosce assai bene,
ma non può rivelarlo: getterebbe il popolo nello sgomento.
Maria Teresa d'Austria (G. Mattei, 1739?); Giuseppe II (Joseph Hickel, 1771?)
Vaiolo.
Maria Theresa
godette per anni di eccellente salute, tanto da aprire le finestre al
gelo anche in pieno inverno finché…nel maggio di tre anni fa non contrasse
il terribile morbo. Alla morte di Josepha,
sua nuora, moglie di
secondo letto del figlio, la reggente costrinse la giovanissima figlia
Maria Josephine a seguirla per
una preghiera davanti alla tomba:
dopo pochi giorni,
le due nobildonne mostrarono di aver
contratto i sintomi della malattia. La fanciulla morì quasi subito; la sovrana, invece, le sopravvisse
per tre anni ancora.
Al pensiero della sorellina tumulata, Joseph impallidisce.
"Cosa accadde, in realtà, in quella maledetta cripta?"
Per la sovrana, la perdita della figlia fu così dura che, finché restò in vita, se ne
attribuì di continuo la colpa. La
sua tempra d’acciaio, invece, iniziò a venir
meno solo dall’ultimo anno.
"Sempre
più spossata, solo dopo quattro
giorni d’inferno mia madre realizzò che la sua ora era infine
giunta...".
Erano da poco scoccate le nove di sera del 25 novembre quando, addobbata la Rittersaal, l’aula dei cavalieri dell’Hofburg, di nastri neri, dopo aver
chiesto l’estrema unzione la sovrana ha esalato
il suo ultimo respiro. La salma, circondata dai cari, su insistenza dei monaci agostiniani è stata fatta
oggetto d’incessanti preghiere in suffragio
dell'anima sua.
Reggia di Versailles: ricostruzione del baldacchino funebre di Luigi XIV
"Forse che avesse qualche grave e innominabile peccato da espiare?" il kaiser ironizza. Rapporto d'odio e amore tra i due.
Durante la malattia della madre, Joseph non si allontanò mai dal suo capezzale:
salvo, scampato il pericolo tornare ad azzuffarsi.
La corte sosta
di fronte alla chiesa dei cappuccini.
Il confessore dell'imperatrice, un gesuita lombardo, scandisce i
passi dell’orazione
funebre.
«Al
primo avviso funesto della morte
repentina della nostra sovrana, l'Europa tutta
si scuote e pare mesta e pensosa sul suo futuro…Noi, noi medesimi
l'abbiamo riguardata come una pubblica calamità! Quasi
come un colpo di fulmine, che caduto di fronte ai nostri piedi ci ha sbigottiti.»
La bara viene sollevata dai membri
dell’ordine della Chiave d’Oro: è ricoperta da un drappo di seta nera,
dai bordi dorati. Ai suoi piedi, su due
cuscini
sono adagiate le corone di Ungheria e Boemia.
Il feretro è seguito dai dignitari di corte e dal corpo diplomatico viennese;
la famiglia imperiale li segue dappresso.
«Chi
fu allora a non dire, almeno tra sé e sé: ecco una delle
più grandi regine dell'universo, improvvisamente
abbassata dal trono al sepolcro, dai tesori alla nudità, dalle delizie al
disfacimento, alla polvere?» tuona il gesuita.
L'accesso
alla chiesa é illuminato da
candelabri d'argento dai ceri sempre accesi; i vapori d'incenso trascolorano la realtà. Tutt’attorno al
feretro è un girare, un rimescolarsi di gran cappe, d’alti pennacchi e spade da parata; uno strascico di
pellicce e uniformi sfarzose. Come impone una vecchia tradizione che ancora
lega gli Asburgo d’Austria a quelli di Spagna, gli alti gradi
dell’esercito austriaco indossano costumi
spagnoleggianti.
Joseph II squadra i cavalieri dall’alto al basso. “Parassiti, fautori di vecchie e detestabili mode..."
Vienna, Schatzkammer. Abito da parata imperiale (XVII sec.)
«Oh,
giudizio di Dio, quanto è breve la vita, anche nei buoni sovrani! Quanto è mai
falsa la luce del trono! Pare che il destino
degli uomini sia quello di sotterrare i pensieri di
morte, ancor prima di
seppellire i morti stessi. S’intessono panegirici sulle ombre dei sovrani
defunti…e mentre gli oratori si sforzano di farli comparire come eroi, noi
cerchiamo di persuaderci che essi furono soltanto uomini…».
Recitate le ultime orazioni, sotto
la guida del confessore la bara discende
l'angusta scala che conduce ai sotterranei. Alle spalle della processione, tutte le porte varcate sono rigorosamente sbarrate.
La via del ritorno é chiusa.
Di fronte al portale d'accesso alla cripta, il corteo rompe il silenzio. Qualcuno bisbiglia «é strana cosa far risuonare il batacchio in un luogo abitato soltanto
da morti: chi potrà mai udire i rintocchi?»
Il
gesuita bussa con fare deciso.
«Qui
est?»
Una voce sepolcrale echeggia dall’altra
parte del portale bronzeo.
Il confessore, con voce imperiosa declama: «Maria Theresa
Walburga Amalia
Christina von Habsburg,
imperatrice consorte del Sacro Romano Impero! Arciduchessa regnante d'Austria,
re apostolico d'Ungheria, regina di Boemia! regnante di Croazia e Slavonia,
duchessa di Parma e Piacenza…».
Vienna, Schatzkammer. aquila bicipite di casa Asburgo
«Nescimus!» risponde
una voce cupa, interrompendo l’elenco di onorificenze. Noi
non la conosciamo.
Il
gesuita è incredulo. La
fiamma delle torce vacilla; Joseph gesticola, incoraggiando il confessore a
bussare ancora.
“Toc Toc!”
«Qui
est?»
Prontamente,
il ciambellano risponde: “Sua Maestà
Imperiale!”.
«Nescimus!» ribadisce la
voce, quasi ultraterrena. La via resta sbarrata.
Tra i membri del corteggio echeggiano frasi spezzate,
inframmezzate a silenzi imbarazzanti; il confessore è paonazzo d'ira. Joseph sbuffa: spinge via il religioso e bussa con forza.
La voce, più terrosa e gutturale che mai, chiede per la terza volta chi
osi violare il riposo delle anime.
«Una povera e miserabile peccatrice» ribatte il kaiser.
Concitata, silenziosa attesa. Il portone sferraglia, cigola,
smagliando l’ordito di ragnatele invisibili. Il diritto di varcare la soglia é concesso soltanto nel momento in
cui,
spogliato il defunto di ogni blasone
terreno, di buon grado i vivi
accettano
le regole del regno sotterraneo in cui tutti sono uguali di fronte alla morte.
Oltre
la soglia li attende un drappello di
frati incappucciati,
dallo sguardo torvo: paiono nani delle Alpi,
nibelunghi usciti da un
anfratto di saga germanica. Quello che sembra essere il priore invita gli ospiti ad accedere al luogo silente e inviolabile che prende
il nome di "Kaisergruft".
La cripta imperiale.
La cerimonia della tumulazione può avere inizio. Joseph trova che
tutto ciò sia irritante.
"Spazzerò via le ridondanti e ridicole mode spagnole".
Il nuovo imperatore vuole far spazio a una nuova era: presto, la
Ragione e la Scienza domineranno sulla fede cieca e superstiziosa.
Il percorso si snoda attraverso un tetro
dedalo di gallerie sotterranee, metodicamente
ampliate nel tempo: un complesso
di ambienti scavati dal 1622 sotto il pavimento della Kapuzinerkirche, allo scopo di ospitare i sarcofagi di 145 e più membri del casato d'Asburgo. Al termine della terribile
Guerra dei Trent'anni che vide opporsi Protestanti e Cattolici in una strage
senza fine, il 25 luglio 1632 la chiesa fu dedicata con la posa
di una semplice bara contenente i resti mortali degli imperatori Mattia II e Anna del Tirolo,
committenti del convento e della cripta; l'atto
simbolico sancì l’ingresso
di diritto degli Asburgo d’Austria, con il titolo gravoso di difensori della vera Fede, nell’Età Moderna.
"Periodo burrascoso, inaugurato da un crescendo di violenze,
carestie e morbi virali" osserva Joseph,
calandosi nella tenebra delle catacombe. "Un'altalena di conflitti mortiferi, dalle aggressioni dell’Islam ottomano incalzante da est, alle maledette guerre di religione con gli
altri paesi europei..."
Il
corteo avanza alla luce delle
torce; sui lati della galleria si stende una lunga e greve teoria di sepolcri, fusi nel bronzo massiccio. Sotto un pesante velo di polvere incombe il
lezzo della decomposizione. Come in
un labirinto, il corridoio svolta bruscamente a destra. Passando accanto al sarcofago di Leopold I, difensore dei domini asburgici durante
l’assedio turco del 1683, gli astanti si fanno il segno della croce. Alla luce sinistra delle torce, il catafalco ostenta un teschio sogghignante la cui calotta cranica, lucida e oblunga, è coronata di foglie d’alloro; sotto la mandibola ossuta penetra la lama di uno spesso e pesante spadone.
Emblemi di potenza e conquista, simboli di trionfo sulla morte.
Emblemi di potenza e conquista, simboli di trionfo sulla morte.
Kaisergruft - Tomba di Leopoldo I (Von Hildebrandt, 1705)
L'apparato scultoreo é scaturito dalla fantasia fervida del
von Hildebrandt, progettista del palazzo di Schönbrunn
poco fuori Vienna: splendida reggia che arrivò a competere con la francese Versailles.
"Nonostante
affermasse di amare la pace, re
Leopold consumò la sua vita in guerra”,
riflette Joseph. Eppure, il sovrano non fu favorito da un
aspetto bellicoso, anzi: quell'ometto, già cagionevole di suo, aveva anche
ereditato il caratteristico labbro sporgente degli Asburgo, tendente ad afflosciarsi verso il basso.
Tara ereditaria, risultato delle prolungate unioni tra
consanguinei.
Sulla destra, sempre su disegno di Von
Hildebrandt, troneggia la tomba del figlio di Leopold: Joseph I. Il catafalco è
tempestato di scene a sbalzo, ispirate alle battaglie che lo videro
protagonista della Guerra di Successione spagnola.
“Il
prozio” rammenta tra sé e sé il giovane kaiser “procurò gravi perdite alle
casse imperiali, che annualmente investivano circa 30.000 talleri soltanto per
mantenere le spese dei lussi della corte viennese...".
Non per nulla era chiamato il re Sole di Germania. “Per non parlare
degli oltre 300 musicisti impiegati per allietare le sue serate mondane..."
Il
lieto vivere del sovrano finì bruscamente nella primavera del 1711, nel pieno
della guerra: Leopold, nel corso di
una battuta di caccia nel cuore della foresta asburgica, colto da un malore
cadde da cavallo. Chiazze rosse e pruriginose, ovunque: il sovrano era stato
contagiato dalla
terribile epidemia di morbillo
che
in quegli anni investì l'Austria.
«Prozio Leopold» Joseph sospira. «La tua
morte, improvvisa e senza
eredi, mutò le sorti favorevoli della guerra in disastro».
Scopertosi a monologare tra i pannello bronzei, Joseph sobbalza. Il corteo
non é più con lui: lo
vede allontanarsi nella penombra, prima di sparire dietro una curva. L'hanno
lasciato al buio.
«Dannato d'un gesuita, baciapile lombardo!
Come ha osato?»
Nella penombra delle torce a muro pressoché esauste vi é una nuova infilata
di tombe; imperatori e regine, condottieri e duchesse: una vera e propria galleria di
personalità illustri occupa entrambi i lati della
galleria. I catafalchi d'ancienne régime sono mausolei metallici, coronati da statue di putti colti nell'atto di reggere specchi ovali con le
effigi ritratte dei reali. Il peso dei coperchi, talvolta, ha sfondato le casse
lasciando a nudo le misere
spoglie mortali.
Piuttosto che un tempio dedicato alla fama, il Kaisergruft
ha l’aspetto di un mausoleo medievale, celato ai pubblici onori per scampare ai saccheggi.
Non
a caso “kriptē”, dal greco, indica uno spazio nascosto nel
ventre della terra.
Kaisergruft - Tomba di Carlo VI (Von Hildebrandt, 1720)
Come dal nulla, il catafalco più
imponente di tutti si
staglia di fronte a Joseph.
«La tomba del nonno... »
Per
i gusti sobri del nuovo sovrano, lo stile barocco del
catafalco di Karl VI tocca i vertici dell'abominio. Le imprese
guerresche dell'imperatore inscenano un’immensa schermaglia corale: il
riflesso di polverose battaglie
si dipana a sbalzo su tutta la cassa; lance appuntite e vessilli
ripiegati
minacciano chiunque osi avvicinarsi. Sui quattro angoli del catafalco, i
corpi scheletrici dei regni asburgici vigilano come antichi guardiani
barbarici:
ciascuno di essi, sul lucido cranio, porta una corona differente.
L'impressionante macchina scenica é frutto del lavoro instancabile di
Balthasar
Moll: artista tirolese che, appresi i
rudimenti nella bottega paterna d'intaglio ligneo, entrò nel gotha dei
più celebrati
scultori barocchi.
Quando Joseph si inginocchia
ai piedi dell'arca, è talmente stordito
dal tripudio di tutti quei teschi, vessilli, globi cruciferi e diademi vinti da
non percepire il drastico abbassamento della temperatura che sta avviluppando
l'intera cripta...
Il suo sguardo scivola sulle virtù allegoriche.
“Se i volti di queste fanciulle immortalate nel bronzo sono stati castamente celati da un velo, non
può dirsi altrettanto dei loro seni floridi”.
L'ennesimo putto regge uno specchio metallico: l'effigie a rilievo
ostenta il ritratto di profilo di un uomo aitante, imparruccato e sicuro di sé.
«Nonno...dopo la morte del prozio, la tua ascesa al potere mutò le
sfavorevoli sorti di casa Asburgo...».
Carlo VI d'Asburgo (F. Solimena, 1685-1711)
Karl, erede della tarda età barocca, cercò di riunire Spagna e
Germania sotto la stessa corona: infrantosi il sogno, portò avanti la politica
famigliare in Europa centrale fino a fondare la compagnia marittima di
Ostenda, al fine di contrastare il
mercato inglese e olandese nelle Indie orientali. Nel 1733, sul finire della
guerra di successione polacca, mentre le forze spagnole si spartivano il sud
Italia Karl ottenne in eredità la Lombardia spagnola.
Milano, storica chiave d'Italia e dell'impero.
Il volto del defunto risplende di una luce chiara e palpitante,
come un intenso scintillio fosforescente che lascia interdetti. In quel preciso istante, il tempo pare
annullarsi...e Joseph assiste a eventi passati....
Entrato
a Milano, l'imperatore Karl corse subito in Duomo per raccogliersi in preghiera
di fronte alle spoglie di San Carlo Borromeo, protettore dalla pestilenza. Presto, la devozione nei confronti del santo ambrosiano lo
avrebbe portato a erigere a Vienna un’immensa basilica a lui dedicata con tanto
di colonne coclidi, su
imitazione di quelle
romane...
Milano, duomo vetrata di S. Carlo Borromeo (1910)
«Superstitio!»
Suo nonno che adora le ossa di un santo: una visione che nausea Joseph più di qualsiasi epidemia.
Cigolio metallico. Una voce, gracchiante e inattesa, ferisce le
sue orecchie sensibili.
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris!»
Sibilare di fauci sdentate: lo scheletro con la corona imperiale sul
capo si é mosso e ha parlato!
"Ricordati, uomo: polvere sei e polvere ritornerai!"
"Ricordati, uomo: polvere sei e polvere ritornerai!"
Il kaiser arretra. Per la prima volta in vita sua, prova paura.
Orazione funebre,
epitaffio estremo: Ammonimento, ossessione di retaggio medievaleggiante,
assurge a un terribile trionfo della
Morte in pompa magna.
Gli occhi di Joseph si perdono nelle orbite vuote del teschio: la
visione riprende il suo corso.
Lo sguardo del kaiser
penetra con indiscrezione nelle stanze private del nonno, nel palazzo della
Neue Favorita, finché non gli si para innanzi una visione raccapricciante:
Karl si contorce fra atroci spasmi, nella penombra del suo sfarzoso letto
a baldacchino.
«Tu vedi, ora sai!»
Il teschio sogghigna. La sua mano scheletrica ha colto un cespo di
funghi bianchicci nel bosco: cappelli verdognoli e gambi lunghi, riposti nel
cesto parevano vecchie tibie incrociate.
«L'amanita phalloides é
infine giunta sulla tavola del sovrano vanesio e superstizioso» sogghigna la Morte. Sapore di funghi marcescenti, in fondo alla
gola: Joseph è colto da un conato di vomito. La stanza inizia a girare. Di fronte al pavimento che slitta
vorticosamente, il suo impulso immediato è quello di fuggire.
Duomo di Milano, scuròlo di S. Carlo (F. M. Richini, 1a metà '600)
“Al momento del decesso, gli
Asburgo erano vessati dai debiti”. La fronte di Joseph è imperlata di sudore. “Il tesoro imperiale
conteneva meno di 100.000 fiorini e la diserzione di molti soldati aveva indebolito
le armate.”
Cosa peggiore, nemmeno il nonno aveva figliato eredi
maschi...
"I tempi non
parevano ancora maturi per una successione femminile…eppure mia madre,
battendosi, andò oltre ogni pronostico!" esclama Joseph, esorcizzando la visione mortifera.
In virtù della Prammatica Sanzione
emanata dallo stesso Karl, nel 1740 la giovane e bella Maria Theresa divenne
la prima e unica donna della Casa d'Austria ad ereditare il governo dei vasti
possedimenti imperiali. La validità del
trono, rifiutata da Francia, Spagna e numerosi regni tedeschi, gettò l'Europa
centrale in una nuova guerra di successione: quella austriaca,
dalla quale la tenacissima Maria Theresa uscì vittoriosa. Eppure la
Asburgo capì che non sarebbe stata mai eletta al soglio imperiale alla stregua di un uomo: la ragion di Stato imponeva un marito.
Joseph annaspa,
in cerca di spiegazioni. In fondo alla tenebra ode il salmodiare dei
frati; il fruscio delle pagine di un salterio annuncia una voce grave e
stentorea.
Un funerale.
Il viaggio continua: così dev'essere. L'imperatore é trasportato
da forze invisibili all'interno all'ampia Maria-Theresien-Gruft, voltata da una cupola in cui i raggi rifiutano di penetrare. Il mausoleo
accoglie il fastoso doppio sarcofago rococò di Maria Theresa e Franz di Lorena: capolavoro del Moll, é il risultato di vent’anni di duro lavoro.
“Sposando mio padre, mia madre
finse di accontentarsi
del ruolo, apparentemente fittizio, di imperatrice consorte.”
Al suono delle trombe del Giudizio, i simulacri della coppia
imperiale, giacenti sul
coperchio, paiono destarsi dal sonno della
morte; mentre un putto regge
una ghirlanda di stelle sulle loro teste, i
coniugi si guardano dritto
negli occhi. Le nude Virtù velate
sotto i panneggi bronzei paiono sudari mortiferi; i rilievi ricordano i momenti cruciali della loro vita: le cerimonie in pompa
magna, le incoronazioni...
Maria Theresa, un governo tutto al femminile.
Kaisergruft, Tomba di Maria Teresa e Francesco di Lorena (B. Moll , 1751-72)
"L'età teresiana passerà alla storia come un periodo ricco di riforme economiche,
sociali e di grande sviluppo culturale…”.
Sotto
sotto, il kaiser stima sua madre: come donna e come
regnante. Purtroppo, pur concedendo la co-reggenza sia al marito Franz
sia al figlio, Maria Theresa di fatto impedì a entrambi d'intervenire
negli affari di Stato. Ora che la via é libera, Joseph potrà finalmente portare a termine i suoi progetti di despota illuminato.
"Il mio grande sogno: garantire la certezza del diritto, abolendo la tortura e riducendo i reati che implicano la pena di morte; requisire i beni dei ricchi monasteri e dei luoghi di culto che non adempiono più a funzioni umanitarie e donarli agli ospedali; vietare la caccia alle streghe e impedire la conversione forzata delle minoranze religiose, in particolare ebraiche."
Tutte riforme che sua madre, di mentalità ancora tardo barocca, non aveva mai osato applicare.
"Il mio grande sogno: garantire la certezza del diritto, abolendo la tortura e riducendo i reati che implicano la pena di morte; requisire i beni dei ricchi monasteri e dei luoghi di culto che non adempiono più a funzioni umanitarie e donarli agli ospedali; vietare la caccia alle streghe e impedire la conversione forzata delle minoranze religiose, in particolare ebraiche."
Tutte riforme che sua madre, di mentalità ancora tardo barocca, non aveva mai osato applicare.
A lato del catafalco vi é
il sarcofago di Maria Isabella di Parma, che fu sua prima moglie...intelligente,
malinconica e bella, croce e delizia della corte viennese…
Ripensando al suo fiore spentosi anzitempo, Joseph sospira. " Non mi fosti sempre fedele" rammenta l'Asburgo
"ma in fin dei conti, non saprei provare gelosia: casomai odio, per la donna che amasti...che per giunta,
era mia sorella Maria Cristina…"
Scandalo a corte!
Almeno,
finché uno sfortunato parto non stroncò Maria Isabella,
ancor giovane, mettendo tutti a tacere. Qualche anni più tardi, invece,
Maria Cristina sarebbe morta sfigurata dal vaiolo. Il Canova ha
immortalato il suo sepolcro nella chiesa viennese degli Agostiniani.
Sull'altro lato del catafalco si erge
la tomba della sua seconda moglie, Maria Josepha: inconsapevole pedina di Maria Theresa,
che pretendeva a ogni costo un erede. Le seconde nozze portarono all'infelicità di entrambi gli sposi: Joseph, che dopo la morte dell'amata non avrebbe mai desiderato risposarsi, per giunta trovava Maria Josepha repellente.
"Con lei vissi quasi da scapolo, incontrandola giusto a
tavola e a letto...vi ero costretto".
Nel
1767, dopo soli due anni,
anch’ella morì di vaiolo, ponendo fine alla
situazione incresciosa. A lato, la piccola bara di Josephine: di fronte
all'epitaffio della sorellina prediletta, una domanda assillante torna a
martellare i pensieri del giovane kaiser...
"Cosa accadde, in realtà, in questa maledetta cripta?"
In cerca di risposte, il neo-imperatore si avvicina al
sepolcro della sua seconda moglie e lo esamina: tra cassa e coperchio, un
sottile spiraglio.
Joseph inizia a sudare. "Oh mio buon Dio!"
La tomba era stata sigillata in modo approssimativo...
Tomba di fanciulla (Maria Giuseppina?)
"Come fu possibile?"
Il pensiero di quelle
dita ossute, già sorprese nell'atto di cogliere funghi mortali, si fa spazio
nella sua psiche indebolita: può immaginarle insinuarsi, dissigillare la tomba
e seminare il morbo...
"Qual
terribile paradosso, quello di mia
madre"...sussurra Joseph, sarcastico. “Dedicare una
vita a riformare il sistema sanitario, costruire
ospedali moderni e perfino sottoporre i suoi
figli a vaccinazioni forzate…per poi morire in maniera così stupida…e superstiziosa".
Improvvisamente, l'imperatore s’irrigidisce. Il
Maria-Theresien-Gruft non é vuoto: una silhouette non del tutto visibile,
confusa nella penombra, si aggira inquieta.
"Una dama in nero."
Vaga da un sepolcro
all'altro, sospirando flebilmente. Forse una gentildonna del corteggio reale che, come
lui, si é perduta nel kaisergruft?
«Madama?»
La figura si ferma. Si volta.
«Joseph?»
Sul suo volto pallido spicca un paio di orbite vuote.
«Perché, quando ero stesa sul letto di morte, non venisti a
trovarmi mai?»
Senza toccare il terreno, lo spettro della defunta si accosta al
kaiser.
«Perché non presenziasti al mio funerale?»
Maria Josepha…di fronte al suo sposo, la donna ostenta le piaghe
putride del vaiolo.
«Perché non portasti mai un fiore alla mia tomba?»
Lo spettro della consorte sembra aver perso quell’indole timida e
mite, che in presenza del marito la faceva ogni volta tremare...
«Joseph...io ti amavo.»
Il kaiser è sconvolto.
Non può credere…davvero, non può crederci…
La donna in nero non proferisce più verbo. Si limita a sussurrare,
indicando il pavimento.
Ai
piedi del catafalco di Maria Theresa e Franz Stephan, dove prima non vi era
nulla si scorge un sarcofago semplice e austero. L'imperatore fissa
la lapide per un lasso di tempo che gli pare un’eternità.
"Qui
giace Joseph II, colui che
fallì qualsiasi cosa intraprese".
Un
grido silente, nel
cuore ipogeo del kaisergruft. Coronata e trionfante, la Morte sogghigna,
facendosi beffe delle vanità e debolezze dei miseri mortali.
Londra, abito dark in Camden town
Bibliografia:
Bibliografia:
AA.VV La Cripta Imperiale presso i Padri Cappuccini a Vienna. Guida. Ebenda 2000
J. P. Bled, Maria Teresa d'Austria, Bologna, Il Mulino, 2003
E. Crankshaw, Maria Teresa d'Austria - Vita di un'imperatrice, Milano, Mursia, 2007
E. Ferri, Maria Teresa. Una donna al potere, Milano, Mondadori, 2008
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