Pavia

Dalle origini all’Ottocento: testimonianze uniche ai Musei del castello.

Tra le pietre di uno dei più nobili manieri in cui una battaglia (1525) decise le sorti non solo sforzesche ma anche d’Italia, permane ancora un senso di grandiosità: oggi il castello è un vero e proprio scrigno d’arte: al suo interno fanno bella mostra frammenti preziosi di una città altrimenti sparita e della sua storia. L’eleganza a trafori dei finestroni della corte interna, fissata su principi modulari da Bernardo da Venezia, vale già da sé celtiche, marmi e vetri romani, ori e scultura barbarica; finezze musive e portali dalle basiliche scampate alle demolizioni.

Piano nobile. Pittura dal Medioevo all’Ottocento: Guargnento, Giovannino dè Grassi, Foppa e Bergognone, Hayez e il Piccio alludono ai gusti raffinati delle committenze di un tempo.



Biglietto (NON compreso nel prezzo): intero € 6, ridotto 3 over 65), gratuito minori di 18 anni.

*Pavia e i barbari. Alla scoperta della capitale longobarda.

Nel 568 d. C il capo guerriero Alboino, dopo un assedio durato ben anni espugna Pavia, risparmiando gli abitanti. La città, già centro privilegiato da Teodorico re degli Ostrogoti, diventa capitale barbarica del regno d’Italia. Oggi è possibile una vera “caccia al tesoro” in cerca dei luoghi i barbari vissero e di cosa è scampato alle stratificazioni: in primis le cripte, abitualmente inaccessibili.


Cripta di S. Eusebio – Chiesa e chiostro di San Felice – S. Giovanni Domnarum – Fianco e abside di san Marino.



ITINERARIO PEDONALE


San Michele Maggiore e Teodoro: vestigia immortali d’età romanica

Due tra i maggiori capolavori pavesi del XII secolo non potrebbero essere più diversi tra loro. L’importanza di san Michele si fonda sul raro e incombente involucro esterno in arenaria chiara e sulla maestria dei suoi scultori. San Teodoro, più appartata e piccola, è un sapiente gioco d’incastri e volumetrie ottenute dal cotto tradizionale, e i suoi affreschi un piacere per gli occhi. Per riassumere: due monumenti che il mondo ci invidia. San Pietro, S. Michele: basilica, cripta, bestiari e iconostasi. S. Teodoro: Pavia vista a volo d’uccello, cicli di San Teodoro e Agnese e del paratico dei pescatori, cripta.














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Pavia città dalle 100 torri: Caccia ai baluardi superstiti

Pavia “città dalle Cento Torri”: titolo accostato, in assenza di fonti certe, a oggetti inspiegabili e quasi “metafisici”. Ben cinque baluardi, rimasti integri, segnano ancora lo skyline pavese in modo enigmatico e netto: del Maino (51 mt.) la coppia “dell’Università” (38 e 39 mt), più la Belcreda e di San Dalmazio spostate più a sud.
Ma altre sopravvivenze, benché mozzate o murate, da cercare pazientemente tra i vicoli, sorgono nel tessuto urbano antico.

Torri del Maino e dell’Università, Belcreda. S. Dalmazzo;la torre di casa Lacchini e di S. Margherita, di S. Tomaso, dei Catassi, di casa Parona e Martignoni, della Rocchetta, di piazza Cavagneria, della Zecca. Infine i resti della torre Civica.
















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San Pietro in Ciel d’oro, Chiesa del Carmine e San Francesco: sviluppo dal romanico al gotico attraverso i capolavori.

A partire da San Pietro in Ciel d’Oro, caposaldo della storia e arte pavese dove riposano le spoglie illustri di Sant’Agostino nella magnifica arca, con Liutprando e Cassiodoro il Magnifico, ci sposteremo in visita alla stupenda Santa Maria del Carmine, uno tra i massimi esempi del gotico in cotto lombardo e alla sorprendente e spesso dimenticata chiesa di S. Francesco, dalla tipica facciata a losanghe.

L’evoluzione da romanico a gotico, arca marmorea di S. Agostino; mosaici medievali, tele e opere lignee di grande valore.














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Dimore gentilizie occultate tra i vicoli della città vecchia.

Negli antichi quartieri sud, a ridosso del fiume Ticino, i vicoli celano torri mozzate d’età comunale e residenze di lusso del XIII-XV secolo in cui abitarono nobili, maestri del conio, condottieri e giuristi al soldo della dinastia Viscontea – Sforzesca. Di alcuni edifici, antichissimi, se n’è addirittura perduta la memoria storica. Andiamo insieme a riscoprirli, insieme alle antiche porte urbane affacciate sul fiume Ticino. Ciliegina sulla torta, l’antico Seminario Vescovile, coi suoi chiostri bramanteschi e l’oratorio a cupola affrescato al suo meglio da Andrea Lanzani secondo la lezione del Bergognone.

Domus Rubea (Pza della Vittoria) – Broletto – Pza Cavagneria - Palazzo Belcredi – Casa Folperti – Casa degli Eustachi – Seminario Vescovile












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Pavia rinascimentale: palazzi e templi, in un connubio fra tradizione lombarda e ricerca della perfezione neoplatonica.

Pavia, campionario di palazzi nobiliari d’età rinascimentale, si avvicina al criterio Albertiano “di città perfetta” ideata in Italia centrale, ma poi diffusosi anche in Lombardia. Pavia alla fine del XV secolo fu una novella Atene, dove il mattone tipico della tradizione romanico - gotica seppe convivere alla perfezione con fregi e medaglioni classici e con le nozioni complesse e filosofiche portate da Urbino, attraverso Milano, dal grande architetto Donato Bramante

Palazzo Carminali Bottigella, torre Bottigella, Duomo, casa Cavagna, Santa Maria di Canepanova, palazzo di Francesco Bottigella.













ITINERARIO PEDONALE

San Lanfranco e San Salvatore, capolavori “extra moenia”

La prima chiesa fuori le mura fu intitolata al vescovo Lanfranco Beccari nel 1198 e tramutata in forme gotiche, con due stupendi chiostri in cotto rinascimentale sul modello della Certosa di Pavia. Anche San Salvatore, dapprima mausoleo di una celebre stirpe di re longobardi e poi chiesa prediletta da Adelaide di Borgogna, conobbe le tipiche trasformazioni del nuovo stile che qui lasciò raffinati cicli pittorici realizzati da Andrea Lanzani, seguace del Bergognone (inizi XVI).

Arca di San Lanfranco + Esempi di pittura romanica e gotica, e chiostri bramanteschi. Cicli pittorici di Bernardino Lanzani, eseguiti agli inizi del ‘500.







Università di Pavia: 600 anni di studi tra ingegno e mistero.

Dalla fondazione dell’antico Ospedale di S. Matteo alla riforma Teresiana, gli stilemi rinascimentali di uno dei luoghi di studio più rinomati d’Italia si arresero al gusto neoclassico. Percorriamo nel tempo la genesi dell’Ateneo attraverso vestigia antiche; le aule, le scale e i saloni, un tempo attraversati da giuristi e medici del Quattrocento, ma anche da Volta, Foscolo, Golgi e perfino dagli Scapigliati, poeti maledetti, e dal fosco Lombroso, nel bene o nel male padre della criminologia: le inquietudini di questi ultimi si riflettono nelle stanze del sorprendente gabinetto anatomico.

Storia dell’università e dei suoi nomi celebri – testimonianze lapidee di giuristi del Rinascimento – Aula Volta – Aula Foscolo – Aula Scarpa – Chiostro delle Magnolie – Chiostrino Sforzesco Gabinetto anatomico.




I tre grandi collegi pavesi, gloriose istituzioni “per l’istruzione delle anime”.

Pavia, prestigiosa città universitaria, tra XV e XVI secolo visse una virtuosa competizione tra il celebre ateneo laico e tre istituzioni religiose di grande spessore, tutte vicine tra loro: il gotico Collegio Castiglioni, fondato dal potente cardinal Branda nel 1426; il collegio Borromeo, colosso di colonne e timpani michelangioleschi, eretto nel 1564 da Tibaldi per volere di san Carlo. Pio V, Per non esser da meno, 7 anni dopo fece erigere il colossale ma sobrio Collegio Ghisleri: un vero tour de force nel nome dell’istruzione, che ai tempi d’oggi ci scorderemmo.

Oratorio Affrescato di Palazzo Castiglioni – Salone d’onore (affrescato) di collegio Borromeo – Cortile e cappella di Collegio Ghislieri.





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